La quantità di corpi seminudi che vedo nell’arco di 24 ore è impressionante. Pubblicità, banner, video… non se ne può più tenere il conto. Ormai è una pratica ben accettata e diffusa quella di inserire una figura femminile un po’ ovunque. C’è chi ci riesce bene, ottenendo un prodotto valido/accettabile, e chi ci riesce male, ottenendo un prodotto volgare. E poi ci sono anche dei prodotti che diventano virali, per un po’, come in questo caso.

La foto della Bacchiddu è destinata a segnare la Lista Tsipras. Non perché si tratta di un prodotto volgare, ma per come è stata esposta e ripresa. E, a voler essere del tutto onesti, anche per come è stata pensata. Un autogol. Non l’avete vista? Strano. Di certo non la pubblicherò di fianco all’articolo. Ma non perché ritrare una ragazza in costume, bensì perché questa foto, pubblicata ovunque, è stata condivisa dalla ragazza ai suoi soli amici. Non era di dominio pubblico, almeno in teoria.

Nessun moralismo, bacchettonismo o cose del genere. Non sono il tipo. Voglio analizzare l’accaduto sotto un’altro aspetto: come si può pensare di attirare l’attenzione su una lista e/o sul suo programma tramite una foto non collegata a questi? Il messaggio veicolato è chiaro, anzi, lampante: nessuno parla di Tsipras e del suo programma, quindi dobbiamo trovare il modo di farne parlare. Solo che, come per ogni altra cosa al mondo, ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria.

Bisogna prima discernere dei concetti, che purtroppo, a causa dell’evoluzione politica del bel paese, si sono inevitabilmente fusi. Innanzitutto, siamo figli di questo mondo, e, di conseguenza, di questi tempi. Tutti andiamo a mare in costume. Abbiamo tutti un culo. Magari non abbiamo una barca, ma forse un nostro amico ne ha una, e una foto sopra ci scappa. Ma nessuno ci pensa un attimo prima di sparare a zero e puntare il dito. Fermarsi a giudicare solo l’aspetto immediato di questa foto è un grave errore, che rischia di compromettere, ingiustamente, la lista ed i suoi intenti.

Un’altra doverosa precisazione: la ragazza non è una candidata. Questa foto ha lo stesso valore di una mia foto in costume mentre ti consiglio un partito con un gelato in mano e la paglietta in testa. Insomma, non è (non dovrebbe essere) rappresentativa della lista. Tuttavia, ha ricevuto attenzione a differenza di tutti i vari candidati con relativi blog (e di una mia eventuale foto), per due principali fattori: sia perché è la responsabile della campagna pubblicitaria della lista Tsipras in Italia, sia perché é stata percepita non come una provocazione, ma come un’eccesso. Se si legge attentamente il breve messaggio, “E’ iniziata la campagna elettorale e io uso qualunque mezzo“, non può non venire in mente quel famoso slogan sessantottino “Il corpo e mio e ci faccio quello che voglio“. Quell‘io è stato studiato a tavolino.

Ma a qualcuno non è andato giù. Non è obbligatorio, in fondo. Subito parte “lo sfruttamento dello stereotipo femminile“, che è però senza alcun fondamento. Nessuno ha obbligato la signorina a pubblicare la foto, mi pare che sia abbastanza grande da poter decidere da sola, nel bene e nel male. Non si può non essere daccordo sul fatto che la mercificazione della figura femminile abbia raggiunto davvero il suo culmine. Prima di storcere il naso, prendete un bel respiro: che mi diano un invito per una festa o un volantino pubblicitario, a far da cornice all’evento c’è sempre una bella ragazza. Il problema in se dove sta, nella ragazza in posa sulla carta? Probabilmente, il problema sta nel fatto che c’è bisogno di un’immagine femminile, preferibilmente piena di curve o in una posa ammiccante, per dare valore a quella carta (spesso per aggiungere valore ad eventi che non ne hanno, si pensi alle tante feste, prodotti e robe simili), e degnarla dunque di uno sguardo.

Se era questo l’intento, ossia guadagnarsi “uno sguardo” da parte dei giornali e di tanti cybernauti, allora il traguardo è stato raggiunto. Ma prima avevo parlato di autogol. Perché? Semplice. Come detto all’inizio, siamo bombardati da immagini di nudi e seminudi. Roba soft che in teoria ti tiene sempre sull’attenti. Di per se, un’immagine del genere lascia il tempo che trova. Il tempo di uno sguardo. Qualche giorno di discussione, e, sopratutto, nessun interesse specifico. Dopo, verrà solo ricordata (in questo caso) come “quella che si fa le foto mezza nuda in barca per una lista di cattocomunisti“. E’ triste, ma tant’è.

Arriviamo ora alla mia domanda principale: si vuole far parlare della lista Tsipras alle masse, tramite tg e quotidiani. Giusto. Cos’è la massa? Qui potrei essere molto pittoresco, citare grandi filosofi tedeschi e quant’altro, ma mi limiterò a definirla come quelle persone che non sono più in grado di leggersi un programma politico (neanche se fatto in slide colorate), e che dunque pretendono un resoconto semplice, rapido e schietto. Amano i concetti e i resconti in pillole, ed offrirgli questa pasticca è stato un vero e proprio azzardo. Anche perché, sopratutto con l’informazione moderna, alcune pillole arrivano alterate, distorte. Non urlate al complotto, ma non è falso affermare che molte informazioni vengono manipolate.

Quante possibilità si hanno di convincere qualcuno di leggere il programma della Lista Tsipras con una foto di una bella ragazza in bikini? Non molte… anzi, si rasenta lo zero. Il plusvalore della forma femminile non diminuisce l’immensa fatica di dover leggere. Un programma elettorale poi, chissà quante pagine sono.

Ci sono poi i soliti irriducibili. Quelli che ogni occasione è buona per parlare male di tutto e di tutti. Stereotipi abbastanza bassi (“la sinistra che mi fa tanto la moralista“), dettati da livelli di ignoranza (o di informazione in pillole, fate voi) veramente fiabeschi. L’alienazione del momento.

Insomma, pure io mi rendo conto che si tratta di tanto rumore per nulla. Un tonfo nell’acqua. Un’azione che non porterà nulla se non una momentanea marea di bla bla bla, dei quali il 90% non avrà nè valore nè senso. Da votante, vorrei che la Sinistra Europea sia sempre più presente nel PE. Vorrei davvero un’altra Europa. Tuttavia, già le sole affermazioni come “vogliamo arrivare al 5%” mi fanno venire in mente le parole di un vecchio compagno, che, effettivamente, aveva ragione a riguardo.

Ah, prima che ripetiate anche a me di “andarmi a leggere il programma“, è bene che sappiate che l’ho già fatto. Come ho visto i vari video di Tsipras. Come ho letto il programma della European Left, consultato i vari siti e quant’altro. Ho visto anche i (tristi) video pubblicati su Youtube. Come me, lo hanno fatto tante persone realmente interessate ai programmi politici.

Ed eccoci che entriamo in un nuovo scenario. Di solito, chi è interessato ad un programma politico (per quanto possa essere realizzabile o meno), tende a considerarlo senza bisogno di espedienti. Non voglio essere incentivato a leggermi qualcosa (ne mi sento incentivato da una foto di una ragazza), ne tantomeno voglio sentirmi dire “bravo” per essermi interessato. Questo concetto del fare-avere, per quanto valido possa essere, può essere utilizzato molto male. Tuttavia, nell’ottica di ottenere voti, va bene.

Ma… ottenere voti. Da chi? Dal primo che passa in strada? A quanto pare si. Perché qualcuno si deve sentire interessato a leggere un programma politico? Di certo non per una foto, che sia un falso sorriso prestampato in giacca e cravatta, una bellissima ragazza o un vecchio volto che ti guarda con fare minaccioso. Un programma politico si legge perché se ne condividono gli ideali. Se ne condividono i pensieri. Non si legge a passatempo. Ed oggi, considerato che all’Italiano medio interessa poco di ciò che esiste al di fuori della sfera considerata giusta, sebbene siano aumentati i mezzi di informazione, con essi è aumentata la mancanza di interesse alle alternative. E’ un discorso così intricato che, per ora, preferisco aprirlo e chiuderlo subito.

Ma il discorso è chiaro. Che Tsipras fosse poco ortodosso (distaccato dai classici metodi della sinistra) lo si è capito fin dalle sue prime convention in stile molto USA. Non c’è interesse a creare un’unità politica (cosa che per la Sinistra, specialmente in Italia, risulta storicamente assai difficile), bensì che un interesse di arrivare li, al traguardo. Certo, per aiutare i propri elettori, si spera. Non so se la cosa si rispecchia molto nella conquista della democrazia auspicata da qualcosa, ma appare chiaro. Qualcuno potrebbe dire che è giusto che sia così, perché in fondo i partiti fanno questo. Ah, beh, è vero. Il problema si pone capovolgendo la considerazione, ossia è la lista Tsipras che si comporta come gli altri partiti. Insomma, un’altra Europa con poche differenze.

Senza gente consapevole, è inutile proseguire ogni discorso. E’ facile accusare Marx delle morti nei gulag sotto l’URSS solo per l’ideologia, se non si prende un libro in mano. Il Comunismo, il Marxismo, sono delle ideologie fortemente censurate dalla storia. Ad oggi, hanno ricevuto molto meno dello 0,02% delle attenzioni della massa. Anzi, ha ricevuto poche attenzioni giuste, e moltissime attenzioni sbagliate. Sono cose di nicchia. Il fatto che, finalmente, stanno venendo fuori, è solo positivo. Vorrei dire “Era ora!“, ma so che in fondo non è così. Non è ancora ora. Un giorno, lontano, lontanissimo, sarà ora.

La lista Tsipras, la Sinistra Europea, si rifanno, in qualcosa, al Marxismo (e per altri versi se ne distaccano completamente: come si fa ad impedire la crisi del capitale senza la sua stessa abolizione?). Ma da Marx, forse, non hanno appreso una cosa abbastanza fondamentale: non si deve cercare il risultato immediato. Non è il risultato delle Europee il traguardo. Non è il 5%. Non è il parlamentarismo. Non è l’influenza nel PE. Non è il voto in se. E’ la consapevolezza. Si può avere una massa perennemente in crisi, che va e viene da un partito all’altro, indecisa, da conquistare, che giudica solo sul momento e sulle sue tendenze, o si può avere un’utopica massa decisa, consapevole, cosciente di ciò che vuole. Ecco, la consapevolezza “della sinistra”, del Marxismo, del Comunismo, sta ricominciando a farsi vedere in giro. Dopo anni di confusione, finalmente, ritorna.

Ora.. anche per tirare due somme, una foto in costume da bagno non è una cosa di desta o una cosa di sinista. E’ una cosa umana. Così come una trovata di marketing. Prima di sfoderare le armi morali, dovremmo pensare che siamo nel 2014 e.v., e pensare al reale valore che hanno oggi queste cose. La considerazione non sta lì, ancorata alla foto, alla ragazza, al costume e al suo culo. Il materialismo domina, e si vede. Il discorso sta nel cosa si vuole ottenere: una massa che vota a convenienza? Che vota chi gli fa vedere o gli promette le cose più belle? Beh, allora, davvero, siamo alle solite. Si vuole ottenere visibilità? Spazio sui quotidiani? Ok, ci sta, ma non ci dimentichiamo che queste cose, volgarmente, equivalgono ai 15 minuti di gloria di cui tutti abbiamo diritto, prima o poi. Non dovremmo prima debellare questo stesso materialismo? Far comprendere alle persone di essere diversi (non superiori) sia per mezzi comunicativi che per considerazioni amministrative? Iniziare a diffondere un giusto concetto di valore, da assegnare agli oggetti ed alle cose che ci circondano? Eh… sarebbe bello.

La mia sinistra è questa. Non deve avere le mie stesse idee, i miei stessi gusti. C’è bisogno di basi comuni. Sono necessarie, se si vuole effettuare un cambio di programma, e non un cambio di canale. Senza basi comuni, avremo sempre lo stesso ciclo. Quello che Marx ha descritto molto bene, e che è destinato a ripetersi all’infinito con queste variabili. In questa sinistra ci stanno tutti, malati di privacy e paranoici vari, ma anche amanti del social sharing. Giusto per marcare il concetto che non è la foto in se il problema. Ma sopratutto, in questa sinistra, non ci sta gente a convenzienza, che vota tanto per vedersi mettere un timbro sulla tessera elettorale. Fare questo ragionamento, vuol dire non voler cambiare, o, passatemi la pronuncia messianica, non essere ancora pronti.

La trovata ha avuto il “giusto” peso. Giusto non nelle intenzioni della signorina, ma nel riflesso sulla massa. Si è parlato della lista Tsipras, ma la sua visibilità non salirà da quel 0,02%. Non si è toccato quel punto, ma un’altro. I risultati elettorali, beh, vedremo, anche se la Sinistra Europea prenderà qualche voto in più, per ora non ci saranno sostanziali differenze. E’ giusto votare la lista Tsipras, dopo questo evento? Certo che lo è, sempre che voi siate consapevoli di ciò in cui questa lista crede. Se, come tanti, pensate “ah, bel gesto, hai il mio voto!“, allora siete un danno. Stessa cosa l’opposto, “ah, brutto gesto, non hai più il mio voto!“. E se vi siete interessati alla lista solo dopo questo eclatante scatto, beh, meglio tardi che mai.Ah, un’ultima nota: in quell’utopica sinistra che discutevo sopra, c’è un’altra cosa, la libertà di espressione. Non siamo fatti con lo stampino, non ragioniamo tutti allo stesso modo. L’espressione è una cosa molto personale e soggettiva, e certo, può essere necessario un limite (un partito tipo “il pene nel pugno” può far discutere), altrimenti questa libertà ha dei confini molto estesi. Una ragazza che si rende veicolo di un messaggio non è per forza sfruttamento, sessismo o simili. Non dobbiamo confondere queste cose, e, senza girarci troppo intorno, dobbiamo essere in grado di fare le dovute differenze. Di essere consapevoli. Come in questo caso specifico, così tutto il resto, anche nel decriptare le informazioni che riceviamo, o per decidere un partito politico.Solo questo può salvarci dal baratro, e portarci, finalmente, dove sorge il sole dell’avvenire.

2 risposte a “Altra Europa, poche differenze”

  1. […] parte le mie elucubrazioni, alle europee votai per l’Altra Europa con Tsipras. Non mi sono piaciuti i metodi […]

  2. […] parte le mie elucubrazioni, alle europee votai per l’Altra Europa con Tsipras. Non mi sono piaciuti i metodi […]

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