Una leggenda antica e dimenticata

Qualche giorno fa, per puro caso, è stata scoperta un’antica urna cineraria della tarda età del bronzo nei pressi del fiume Néto. Un reperto di straordinaria importanza, non solo per il periodo al quale risale (tra il 1600 ed il 1300 a.C.) ma sopratutto per la sua rarità: esistono pochissime tracce delle popolazioni pre-elleniche in Calabria, sia a livello di manufatti che a livello organico.

Sappiamo che la Calabria è abitata fin dal neolitico, come ci confermano le diverse tombe presenti un po’ in tutta la regione (alcune si trovano vicino Crotone, in località Suverito) ed i rari reperti umani, uno su tutti il cranio di Caria, recentemente riesposto nel museo cittadino. Ma chi viveva in questa terra prima della Magna Grecia? Difficile a dirsi, dato che parliamo di oltre 3000 anni fà.

Possiamo comunque attingere alle fonti storiche, che a grandi linee concordano tutte sulle presenze di “antichi popoli” stanziati lungo l’attuale Calabria: Ausoni, Enotri e Japigi. Queste tre popolazioni (provenienti dall’est) si divisero il centro-sud del paese, stanziandosi dal basso Lazio fino alla Calabria e stabilendosi “secondo la forma di insediamento consuete dagli antichi“.

Esistevano dunque diversi insediamenti, prima dell’arrivo degli Achei. E dunque, esistevano già altri grandi centri, organizzati in base alle regole di popoli oramai sconosciuti e dimenticati dal tempo. Per quanto riguarda Crotone, o per meglio dire l’antica Kroton, una leggenda si è tramandata per millenni: quella della “città” di Melise, ossia il precedente centro urbano che venne poi “conquistato” e stravolto con la fondazione di Kroton.

Una vecchia storia dimenticata, che vale la pena riscoprire.

Nei numerosi volumi che compongono la sua Geografia, Strabone ci ricorderà di come tutto il meridione fosse abitato da questa promisquità di popoli pre-ellenici. Parlando dell’area del Crotonese, indica una decisa prevalenza degli Japigi, insediatisi in modo stabile dalla Valle di Cona (abitata dai Choni, popolo discendente degli Enotri) fino al fiume Tàcina, territorio che corrisponde – sorprendentemente – all’attuale estensione della provincia di Crotone.

Abitazione Japigia

Il principale centro urbano dell’epoca si trovava in un territorio poco a sud del fiume Nèto. La città, se è lecito usare questo termine, si chiamava Melìse, e pare fosse costruita in forma circolare. Attraversata da un torrente (non necessariamente il fiume Esaro, come potremmo subito pensare), era composta principalmente da costruzioni in legno, fango ed argilla, con pochissime strutture in pietra. Pur dotati di un esercito, le popolazioni dell’epoca pare vivessero in condizione di pace, tanto da non avere – quantomeno in territorio Calabrese – necessità di edificare mura difensive.

Gli insediamenti erano “frammentari”, nel senso che una città era costituita da diversi punti, distanti anche qualche chilometro l’uno dall’altro: in uno si riversavano le botteghe, in un altro gli allevatori, in un altro ancora gli agricoltori, e così via. Una città non era quindi rinchiusa all’interno di quattro mura, ma sparsa in un territorio più o meno vasto.

Non ci è dato sapere nient’altro, nè sulla collocazione nè sulla composizione della città. Tuttavia, è realistico pensare che già all’epoca si trattasse di un’importante snodo commerciale, per via dello sbocco sul mare e dei diversi porti naturali presenti, oltre che come centro di raccolta per le fertili campagne del circondario.

Nel libro del 1601 “Croniche et Antichità di Calabria“, Giralamo Morafioti scrisse:

Ma dinanzi, che la città di Crotone fosse edificata, tutto’l conuicino paese era habitato dalli Iapigij, che di ciò anco hauemo la testimonianza d’Eforo, d’Ovidio nel quintodecimo delle Metamorfosi, lquale in questo paese descrive una città Melise habitata dalli Iapigij, le cui parole porteremo appresso.

Iapigij habitatori del paese di Crotone“, conclude citando le Metamorfosi di Ovidio, che effettivamente ripercorrerà tutta la storia della fondazione di Kroton. La storia infatti parla della fondazione classica della città, quella indicata dall’oracolo a Miscello, e fin troppo spesso si è dimenticata di citare il fatto che una città fosse già presente.

Gli Achei arrivarono poi attorno al 718 a.C., e pare fondarono la nuova città, Kroton, nel 710 a.c.. Fù una transizione pacifica, tanto che le fonti storiche parlano di popolazioni che si unirono, si “mescolarono” fino a formare un’unica etnia. Prima di loro, vi fù la prima colonizzazione greca, attorno al 1100 a.c., scaturita a seguito dell’invasione dell’attuale Grecia da parte dei Dori. Ben prima degli Achei, dunque, delle popolazioni elleniche giunsero in territorio crotonese, ed iniziarono a stabilirsi nei già presenti centri abitati.

La storia di Crotone, quindi, è ben più antica della Magna Grecia, ed il recente ritrovamento dell’urna cineraria (pratica non molto diffusa tra le popolazioni elleniche, tanto da essere addirittura proibita da Pitagora) lascia aperta un’enorme parentesi sugli antichi popoli che abitarono queste terre. Questa “tomba” è stata scoperta casualmente, ma deve essere un trampolino di lancio per una convinta campagna di ricerca archeologica, per riscoprire, conoscere e tutelare un patrimonio storico inestimabile.

Speriamo in sempre più scoperte del genere.

Una risposta a “La leggenda di Melise”

  1. […] Nota a margine: nella descrizione del progetto si legge “con la colonizzazione dei Greci sugli Indigeni”. Ai tempi della colonizzazione Achea gli “indigeni” nel senso proprio del termine erano già stati allontanati dall’area di Kroton. Secondo le fonti storiche, l’area era popolata da un altro popolo pre-ellenico, gli Japigi. Ne parlai proprio qualche giorno fa. […]

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