Oggi ho ricevuto una mail che non mi sarei mai aspettato. L’osservatorio indipendente Ossigeno per l’Informazione mi ha contattato per chiedermi maggiori informazioni sulla minaccia ricevuta ad inizio mese. Già, perché giugno sta per finire, ed ormai quel foglietto non fa più notizia.

Mai mi sarei aspettato che quanto accaduto finisse per interessare a qualcuno. Visto anche il totale disinteresse da parte della stampa locale – dato che nessuno ha pubblicato nulla – e la generale diffidenza delle persone ad affrontare l’argomento, avevo già bollato il tutto come passato, in attesa della prossima minaccia. Dopo una querela ed un messaggio nella posta, il prossimo passo sarà, com’è prassi, la macchina, o una scritta su un muro ben evidente.

Non resta che aspettare, nell’indifferenza di tutti. Nell’omertà. Ed è singolare, che un’associazione del Lazio si interessi ad un caso avvenuto in Calabria, dato che di associazioni calabresi che si sono interessate non sen’é vista neanche l’ombra, a parte qualche comunicato – molto apprezzato – di piccole realtà cittadine.

Ad ogni modo, c’è una vignetta sul sito dell’osservatorio che mi è piaciuta molto, e che ben raffigura la realtà delle cose. Raffigura un piedistallo vuoto con suscritto “A coloro ai quali non verrà eretto un monumento“. Di fianco, leggiamo “123 giornalisti e blogger hanno subito intimidazioni, minacce, abusi, pressioni indebite, violazioni del diritto di informare in Italia nei primi 3 mesi del 2020“. Più di una minaccia al giorno.

Solo oggi mi rendo conto di far parte anche io di questo mondo. Un senso di appartenenza che mi si è palesato oggi che mi rendo conto di essere stato minacciato al pari di tanti altri, e mai per senso di appartenenza mosso dai colleghi.

È bello sentirsi considerati. Solo questo.

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