Appena ieri annotavo, oltre alla freddura dell’acqua, un insolito odore acre, di morte. Ecco, oggi la spiaggia cittadina è stata invasa da carcasse di varia natura. È la seconda volta che succede quest’anno.

Lo diciamo spesso: la natura è dura. Non è democratica, non è fiabesca, non è amica. È brutale. E noi spesso non lo consideriamo, circondandoci solo di cose belle e dimenticandoci un aspetto estremamente naturale come la morte. Ecco, oggi in città c’è un nuovo esempio del genere, uno dei pochi che possiamo “apprezzare” dal vivo.

Qualche tempo fa avevo fatto notare che gli improvvisi aumenti di temperatura causano, oramai quasi ciclicamente, la morte di migliaia di granchi. Oggi, invece, il motivo di tali rinvenimenti mi sfugge, e non posso far altro che azzardare qualche ipotesi.

Anzitutto, diciamo subito che la spiaggia oggi è piena di un po’ di tutto: si identificano resti di seppie, ricci, cozze, granchi, pesci di varie dimensioni ed uccelli, assieme ai classici rifiuti. Ulteriore nota, che inizialmente mi aveva fatto scattare un campanello di allarme, la presenza di avanzi di cibo: buste di plastica contenenti frutta, panini, bibite. In un primo momento, avevo pensato addirittura ad un possibile naufragio a largo. Condizione non insolita, dato che lo scorso novembre sono arrivate sulla spiaggia dei resti di imbarcazioni in legno.

La presenza di uccelli morti in acqua spesso coincide con eventi di maltempo piuttosto estremo, con venti o piogge estremamente forti. Questi fattori “costringono” gli animali ad abbassarsi a livello dell’acqua, dal quale spesso non riescono più a staccarsi. Una condizione che in mare aperto può durare anche diverse ore, e che fa diventare queste povere bestie delle prede ideali per i pesci.

Due carcasse sono arrivate ad adagiarsi fino alla riva, e sono facilmente identificabili: si tratta di un gabbiano e di un cormorano, ancora in buone condizioni e dunque in acqua da non troppo tempo. Anche tali ritrovamenti mi fanno propendere per un evento “estremo”, dato che altrimenti una carcassa di uccello difficilmente arriva così integra alla riva.

Altre carcasse si possono vedere aldilà delle scogliere, mentre il moto di risucchio se le porta a largo. Li finiranno il loro ciclo nutrendo altri animali, prevalentemente pesci, almeno quelli che sono sopravvissuti: diverse le spigolette visibili lungo le scogliere, alcune anche piuttosto grandi, rimaste spiaggiate ed ancora perfettamente integre.

Così è la vita. Che sia successo un fortunale o che sia stata una battuta di pesca con l’esplosivo non possiamo saperlo. Certo è che il forte odore di morte, di putrido, si avvertiva già ieri, ed effettivamente l’acqua è “carica”, torbida, sporca. Una condizione, questa, che dovrebbe allarmare temporaneamente le autorità sanitarie al fine di vietare i bagni per almeno tre giorni.

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