Le intimidazioni ai giornalisti in Calabria sono sempre meno rare e più frequenti. Quello che rimane difficile da intravedere, invece, è l’attenzione per l’argomento, che si palesa solo ad evento compiuto. Ancor più rara, invece, la solidarità, che viene riservata solo a qualcuno.

Mi riferisco, ovviamente, a quanto accaduto al direttore del Crotonese, che si è ritrovato con le gomme dell’auto squarciate. Un danno che ha coinvolto due vetture, e dunque “mirato”, anche se rimane l’alone di mistero su chi fosse il vero bersaglio dell’intimidazione.

Poco importa: in poche ora è una valanga di messaggi di vicinanza e solidarietà. Giusto. Giustissimo. Si mobilitano gli enti pubblici, anche dei comuni vicini, le associazioni, i colleghi. Improvvisamente ci si è riscoperti paladini della libertà di stampa, volano paroloni come “giornale libero” e “senza peli sulla lingua“.Vero. Verissimo.

Della povera operatrice sanitaria che ha subìto lo stesso danno non ci importa. Lei la tralasciamo. Magari il vero bersaglio era proprio lei, ma le occasioni si colgono al volo. Daltronde, come scritto sulle pagine dello stesso giornale: “è più facile presupporre che sia stata l’attività del cronista a infastidire qualcuno“. In che modo, però, non è dato sapere.

Fortunatamente, la presenza di telecamere di videosorveglianza permetterà di svolgere indagini più accurate rispetto al mio caso, che si spera possano giungere ad individuare i due soggetti coinvolti per fargliela pagare.

Già, il mio caso. Che per una strana coincidenza si consumava esattamente un anno fa, sempre nel mese di giugno. Un caso passato in sordina, per il quale non si è scomodato nessuno. Sia ben chiaro: non mi aspettavo nulla, ed a parte qualche messaggio non ho ricevuto niente se non un bello spavento.

Eppure, ora non posso che notare le differenze di trattamento, forse anche di considerazione, che regolano questa nostra sregolata società. Società nella quale la solidarietà non è per tutti, si da solo a qualcuno, ed è talmente esplicito e palese che non puoi non chiederti dove sbagli, se non ti meriti neppure quella.

Perché ai crotonesi basta un appiglio qualunque per denigrarti o per sminuirti. Qualcuno potrebbe dirmi che non sono un giornalista, che ho un blog, che non godo di eguale considerazione, che non dirigo nulla o che sono ancora un ragazzo, e chi più ne ha più ne metta. Sono tutti motivi validi, evidentemente, per escluderti.

Ed io che pensavo che di fronte a gesti del genere, come intimidazioni mezzo stampa, non ci fossero distinzioni. Daltronde, il gesto non cambia. L’intimidazione resta. Ma andrà a finire che me la sono andata a cercare, o peggio ancora ad inventare.

Funziona anche così, in Calabria. Funziona così, anche a Crotone. Detto questo, vado oltre, e pur in attesa di saperne di più la mia solidarietà alle due vittime – per quel che vale – la metto nero su bianco. Così come dovrebbe essere, per tutti.

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