Nei giorni scorsi è stato pubblicato il primo annuncio sensazionalistico su una “rarissima” lontra avvistata nella presila. Oggi un altro comunicato del genere, sul giglio di mare che sarebbe “in via di estinzione”. Due mezze verità, che dunque sono anche mezze balle.

Partiamo dalla prima notizia, anche se è passato qualche giorno. Il Circolo Ibis di Crotone ha inviato una foto di una lontra morta a bordo strada. L’animale è morto da diversi giorni, è gonfio e decisamente più grande dell’animale quando è in vita. Viene scritto che sarebbe morto investito, ma è altamente improbabile dato che non ha alcun danno visibile, mutilazione o altro.

Senza voler fare l’autopsia a quella povera bestia, e tralasciando sul rilancio dei sottopassaggi faunistici (cosa buona e giusta, nelle aree dove tali animali vivono) c’è da dire che la lontra non è una presenza nè rara nè tantomeno rarissima. Nel crotonese un punto di caccia – si, cacciano anche loro – si trova lungo il fiume Lese, dove ormai è una presenza stabile da diversi anni.

Semmai, è difficile che la lontra si smarrisca e finisca lungo la Statale 107, come in questo caso. Se quel povero animale è morto – investito o meno – è solo perché si è perso. Detto questo, il bel progetto Lutria ha seguito nel tempo la diffusione di tale specie anche in Sila (e si trova anche nel Pollino), e ricorda come fosse già documentata fino agli anni ’80, quando venne ritenuta estinta… per poi ricomparire nei primi anni del 2000.

Se avete opuscoli, libri o altro del Parco della Sila, specialmente quelli più datati, non ne troverete uno dove non si fa riferimento alla lontra, oltre che ad altri animali che in genere non vediamo mai. Insomma, sono tutto fuorché rari, o al massimo possono sembrare rari ai circoli di città.

Passiamo ora alla seconda notizia, pubblicata questa sera e ripresa a gran voce sui social: il giglio di mare in via di estinzione “trovato” dal Wwf di Belmonte Calabro. Sono certo che conosciate questo fiore, dato che in Italia è presente un po’ ovunque, dalle spiagge del sud a quelle del nord. Daltronde, il pancrazio marino è diffuso in tutto il Mediterraneo, con presenze particolarmente significative nelle aree più calde.

Anche in questo caso l’intento è nobile: sensibilizzare alla tutela dell’habitat costiero. Ma da qui a dire che il giglio di mare è in via di estinzione… a tal proposito, forse è bene ricordare che questa pianta – che può essere anche coltivata – è stata considerata per anni come “suscettibile” ed in pericolo, anche in altri paesi. Anche per questo motivo, in Calabria è incluso in una lista di specie di piante dette “di alto pregio”.

Tuttavia, la sua diffusione è brutalmente compromessa a causa dello sfruttamento dei litorali sabbiosi. Le operazioni di movimento terra sulla battigia, i lidi balneari, ma anche il sovraffollamento della spiaggia rende impossibile a questo fiore di “sbocciare”. È per questo che si può osservare prevalentemente in aree selvagge e più brade. C’è dunque una notevole differenza, tra questo processo e l’estinzione.

Sensibilizzare sull’ambiente, sulla fauna e sulla flora, è cosa sacrosanta. Ma va fatto nel modo giusto. Queste sparate su lontre rarissime e fiori in via di estinzione vanno bene per fare like e share, forse per farsi un po’ di pubblicità, ma come già detto altro non sono che mezze verità. E sopratutto mezze balle. Che non giovano a nessuno.

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