Sapete cosa si dice, dei crotonesi? Che non hanno voglia di lavorare. È una cattiveria, che tuttavia in alcuni casi corrisponde ad una verità. Ed oggi ne ho avuto l’ennesima conferma, che sta facendo vacillare (e di molto) la mia volontà di spendere sul territorio.

Senza entrare troppo nei dettagli: arriviamo all’ingresso di un noto mobilificio, con il nostro cane a seguito. Una signora, che evidentemente ci aveva visto arrivare, si avvicina all’ingresso, e senza salutare, senza chidere, senza curarsi – in altre parole – di chi voleva spendere nel suo negozio, ci dice.

No uagliò, ccù ù cane ù putiti trasìr, lassatelu ara casa o nta machina ca dinta ci su i gatti ca si pisciano

Adesso, senza scandalizzarsi troppo che siamo tutti uomini di mondo, mi chiedo se questo è modo di porsi a due persone che stanno entrando nel tuo negozio. Forse starò invecchiando, dato che prima non ci davo troppo peso: ma mi ha dato un fastidio, un nervoso, che il sangue mi è andato subito agli occhi e l’unica cosa che sono stato in grado di fare – serrando i pugni – è stato dire a quella gentilissima cafona che aveva appena perso una commessa.

Detto fatto: appena cento metri più in la, presso un altro mobilificio, abbiamo completato un acquisto.

Ultimamente abbiamo sempre più problemi ad uscire con il cane. Dopo le sviolinate che mi sono subìto ad inizio lockdown, ecco che molte attività commerciali hanno iniziato a vietare l’ingresso agli animali. Basti pensare che non l’abbiamo potuto portare con noi neppure all’interno della scuola per poter votare.

Giusto o sbagliato che sia, non mi resta che rimarcare il concetto: se il cane è con noi, entro (e spendo) solo dove posso portarlo.

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