La polemica sull’opportunità o meno di realizzare i fuochi d’artificio in occasione della festa della madonna era una cosa di per sè già ridicola, sulla quale i crotonesi hanno dato il meglio di loro stessi (sopratutto sui social). Una vicenda ridicola per più aspetti, ma che offre anche uno spunto di riflessione.

Le affermazioni dell’arcivescovo sono obiettivamente risibili: magari gli sarà sfuggito, ma i botti li fanno una sera si ed una sera no. Compleanni, feste, battesimi, inaugurazioni di locali… con l’arrivo della bella stagione si sentono più batterie sparate in una sola sera, sopratutto nel fine settimana. E poi, le feste padronali e di paese svolte in questi giorni si sono concluse tutte proprio con dei fuochi d’artificio. Quella del “fragore delle bombe” è una bella scusa, che forse nasconde questione di tipo economico: i fuochi d’artificio costano (dai 5 ai 15 mila euro) e dopo due anni di fermo il piatto langue.

D’altra parte, fa ancora più ridere quanto affermato oggi nella sala consiliare del Comune, visto che si è deciso di avviare una raccolta fondi tra privati. Secondo quanto affermato dai partecipanti, la colletta servirebbe non solo per acquistare ugualmente i fuochi d’artificio, ma anche per destinare ulteriori somme al popolo ucraino. Si stima dunque una raccolta altamente ottimistica, di chissà quante decine di migliaia di euro in più. Staremo a vedere.

Loro malgrado, ‘sti poveri ucraini si trovano sempre tirati in ballo. Come se non avessero già abbastanza cose a cui pensare. Ma l’aspetto su cui vorrei soffermarmi, però, è un altro. E riguarda proprio il rapporto della popolazione con la religione. Con la fede.

Perché spesso, quando si afferma che la religione sia oramai solo un fardello da citare a sproposito, si viene tacciati di chissà quale crimine. Eppure appare evidente che alla stragrande maggioranza delle persone della Madonna di Capo Colonna non gliene fotte una mazza. È solo un’icona da baciare in chiesa o da seguire in una lunga passeggiata, ma dopo averci fatto un bel post su facebook si pensa alla fiera, alle giostre, ai panini ed ai fuochi.

Crotone pullula di strambi personaggi pronti a fare morali religiose per ogni cosa (omosessualità, diritti, aborto, ecc.) con citazioni bibliche, ma per dare ragione al vescovo nessuno di loro si è affacciato dall’uscio della porta. Sono impegnati a scrivere comunicati contro Luxuria.

Certo, è un argomento complesso: sin dall’antichità sappiamo che gli ecclesiastici cercavano di organizzare i riti religiosi con quelli popolari, al solo fine di attrarre più gente con le fiere e giochi, anche perché era tutto a loro beneficio (economico, s’intende). Panem et circenses. Oggi organizzare una ricorrenza religiosa è solo un costo, spesso accollato esclusivamente ai Comuni, che però è assimilato e radicato nella cultura popolare. Un bel casino, quando i fedeli preferiscono la festa alla festeggiata.

È evidente che la religione sia sempre più un accessorio, un qualcosa di secondario rispetto ad altro (in questo caso, ai fuochi d’artificio). Dovremmo tutti interrogarci sul peso che diamo alla chiesa, ai vescovi ed ai monsignori: un peso eccessivo, che cerchiamo di tenere in piedi ad ogni costo, e che poi rinneghiamo per un po’ di polvere da sparo colorata.

Una risposta a “La religione come accessorio”

  1. […] volontà di partecipare a quello che è l’evento più importante per la comunità cittadina, non solo a livello religioso ma anche popolare. Ogni polemica si è spenta, e per un attimo non ci sono più questioni sui fuochi […]

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