Il Partito Democratico non è messo poi così male, nei sondaggi. Al momento sembra primeggiare con Fratelli d’Italia: forse i due schieramenti politici saranno davvero i principali artefici delle prossime elezioni, e si stanno muovendo per tempo, ognuno con le proprie strategie.

Mettiamo da parte, per un attimo, la destra, che il solo rumor di avere Silvio Berlusconi presidente del Senato è da voltastomaco. E mettiamo anche da parte le stoccate personali, gli insulti, ed i picchetti imposti da Giorgia Meloni. È evidente che c’è ancora da trovare una quadra.

Ma questa quadra manca anche all’interno del centro-sinistra, con il Pd che mira ad un “campo largo” che rischia di essere larghissimo. Da Calenda a Brunetta, si dice e si ripete: ma non dimentichiamoci Renzi, Mastella, Bonino, Frantoianni e Speranza. E forse anche Di Maio.

Al momento si tratta solo di illazioni, ma capite bene che un campo così largo (da comprendere addirittura Brunetta e Gelmini) è veramente troppo. Ormai, da che ho memoria, ho sempre votato il centrosinistra per contrastare l’avanzata della destra: ma ora che mi ritrovo sempre più esponenti del centro-destra nella coalizione di centro-sinistra, inizio a non vedere più differenze.

Ok, l’obiettivo è evitare che il trio Berlusconi-Salvini-Meloni salga al governo. Ma basta solo questo per convincerci ad ingoiare una coalizione monstre che spazia eccessivamente sulla corrente politica opposta che dovrebbe rappresentare il Pd?

Perché diciamocelo: il Pd ormai non si sforza neppure di essere un partito di sinistra. Già era annacquato, sbiadito, piegato a temi e logiche ben lontane. Ma adesso non c’è più neppure il tentativo di mascherare questa mancanza, lo si dice apertamente, arriva anche il nome riciclato di Democratici e Progressisti, che vuol dire tutto e niente.

E la sinistra? Che fine fa la sinistra in questo paese? Perché così è una grande forza di centro, un grande agglomerato “democristiano”, quello che si oppone alla destra. Una destra identitariamente forte, a differenza della sua avversaria, ormai appiattita su retoriche governiste e pronta ad alleanze trasversali pur di accaparrarsi la vittoria.

Lo so, è un copione già visto. Ma questo campo largo – che non è detto che nasca: vedremo – rappresenterebbe la morte del concetto di centro-sinistra nel nostro paese. Se valga la pena o meno di prendersi questo rischio, lo decideranno gli elettori nelle urne.

Una risposta a “Un campo troppo largo”

  1. […] succedere di tutto, anche che si allei con Renzi), bensì Letta. Già l’accordo con Azione prevedeva un campo troppo largo, dove la sinistra stra-annacquata era completamente sparita dai radar. Ma adesso, pur perdendo […]

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