A questo punto, l’uscita di Carlo Calena dall’alleanza sigliata con il Partito Democratico non mi stupisce neanche un po’. Diciamo che nonostante i chiari di luna ed i continui cambiamenti di pensiero in corsa, su una cosa Calenda è stato perentorio: così l’alleanza salta. E di fatto è saltata.

Cosa pensava di fare Enrico Letta non lo so. Forse è stato mal consigliato, forse ha tirato troppo la corda senza rendersene conto, o forse l’ha fatto apposta. Perché altrimenti, come spiegarsi la tirata in ballo di tutti i soggetti avversati pubblicamente da Calenda? Alla fine c’è pure Di Maio, boccone ben più amaro degli esponenti di Sinistra Italiana e dei Verdi.

Adesso però che succede? Una cosa di sicuro: questa alleanza alle prossime elezioni perderà. E perderà male. E forse Calenda questo lo ha intuito, e per questo ha puntato a prendersi una percentuale qualsiasi anziché sottostare ad un accordo vincolante.

L’artefice di tutto, però, non è Calenda (che pur si è rimangiato la parola, ma si sa: fino a ferragosto può succedere di tutto, anche che si allei con Renzi), bensì Letta. Già l’accordo con Azione prevedeva un campo troppo largo, dove la sinistra stra-annacquata era completamente sparita dai radar. Ma adesso, pur perdendo Azione ma includendo tutto il resto… come non dar retta a chi parla di accozzaglia?

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