Non passa di certo inosservata la notizia relativa all’operazione Krimata, che questa mattina ha portato all’arresto di un noto imprenditore e di un soggetto in odor di ‘ndrangheta, oltre all’interdizione dalla professione per due noti commercialisti cittadini. Il sunto è sempre lo stesso: la ‘ndrangheta può contare sul supporto di tanti businessman locali.

Questa volta però parliamo dell’ennesima indagine che tocca il famigerato gruppo Marrelli, che avrebbe versato 2,2 milioni di euro nelle tasche di un losco soggetto intraneo ad una delle più potenti cosche locali. Reati che si ipotizza siano stati commessi tra il 2015 ed il 2016, anni in cui il medesimo gruppo faceva ferro e fuoco per ampliare la sua struttura “ospedaliera” (l’ex Villa Giose) e minacciava di cessare l’attività se la Regione non gli avesse versato i fondi richiesti.

Ora: chi segue questo blog da tempo sa bene quello che penso delle attività imprenditoriali di tale famiglia, e sicuramente in passato ho già scritto delle eccessive manifestazioni di una clinica privata che voleva sovrapporsi all’ospedale pubblico. Nulla da togliere alle attività specialistiche, ma a questo punto la domanda è lecita: i fondi della Regione (e dunque dello Stato) che dovevano “salvare” la clinica sono dunque finiti nelle tasche di una cosca di Isola Capo Rizzuto?

Si tratta dell’ennesima attività imprenditoriale del gruppo Marrelli che finisce al centro di un’inchiesta. Fino ad oggi, quelle gestite dalla Procura di Crotone si sono sempre concluse con assoluzioni o prescrizioni. Vediamo se questa volta la Procura di Catanzaro riuscirà a farci capire se quei soldi (che sono nostri, di tutti noi che sgobbiamo per pagare ogni singolo centesimo di tasse) siano stati spesi correttamente o meno.

Con buona pace della sanità, e tutte le frottole raccontate in questi anni.

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