Oggi, come al solito, lo slogan della giornata della memoria invita a non dimenticare. Eppure, mai come quest’anno mi appare come una frase ipocrita, quasi volgare, priva di ogni senso. Ci si appella ad una presunta umanità di massa che di fatto non abbiamo, e mentre condammiamo gli istinti belligeranti del passato ci ritroviamo impantanati in un conflitto che si vuole deliberatamente alimentare.

I paesi occidentali, l’Europa tutta, partecipa attivamente ad un conflitto armato che causa ogni giorno centinaia di morti. L’Italia, in barba all’undicesimo articolo della sua Costituzione, continua a firmare leggi e decreti per inviare armi ed aiuti militari. Bisogna supportare gli invasi, non l’invasore. Ed è giusto. Ma fino a che punto è possibile pensare che basti semplicemente inviare armi? Non è un po’ come lavarsi le mani (e la coscienza) dicendo: “Io il mio l’ho fatto, ora sparatevi tra di voi“?

Mentre ci riempiamo la bocca con le frasi fatte sui tremendi crimini del nazifascismo, c’è chi continua a rievocare termini novecenteschi a sproposito. Si è subito partiti con l’accostamento Hitler-Putin. Poi si è parlato di “genocidio”, ma anche di “resistenza” e “partigiani”. Parole che rievocano volutamente quei tempi bui, così passati e così vicini, sempre attuali ad ogni nuovo conflitto.

Di fronte agli orrori della guerra, non abbiamo ancora imparato cosa fare. La strategia militare è sempre la stessa: armare. Lo stesso presidente ucraino ha detto che l’aiuto offerto dall’occidente non è carità, ma “un investimento“. Il mondo è ancora diviso in blocchi, tra ricchi e poveri, tra oriente ed occidente ma anche tra nord e sud. E c’è chi prospetta una nuova guerra mondiale, la terza, evocando le parole di Einstein e ritornando, sempre, a quel secolo breve che tanto caratterizza i nostri pensieri.

Quale dimostrazione più lampante, che ricordare non serve a niente? Commemoriamo, piangiamo, ascoltiamo e scopriamo sempre nuove storie e testimonianze di quella furia cieca che flagellò almeno sei milioni di persone, gesto estremo tra le barbarie più accanite della storia. E poi? E poi il mondo la fuori è una merda. La guerra continua ad essere una costante delle nostre vite, da guardare patriotticamente quando siamo in ballo, o con disprezzo quando riguarda luoghi e popoli “lontani”.

Una doppia morale, forse. Una contraddizione. Insomma, una parte integrante della storia dell’uomo, fratricida per natura e che ricorda bene quel suo peccato originale marchiato nel sangue.

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