Come saprete, nella giornata di ieri la corte costituzionale romena ha annullato le elezioni presidenziali per presunte “interferenze russe”. Il voto, avvenuto a fine novembre (e che prevedeva un ballottaggio in programma per domani, ora annullato), aveva portato alla vittoria il sovranista Calin Georgescu, che ovviamente ha subito parlato di “colpo di stato”.
Le motivazioni della corte romena sono molto deboli. Quella che è stata presentata come Operazione Equilibrio è in realtà una cosa molto più comune di quanto non si pensi: esistono anche gli “influencer” politici, e la prassi di pagarli per supportare una candidatura (con post, video, foto e quant’altro) l’abbiamo importata anche noi, direttamente dagli americani.
Pur ammesso che la Russia abbia versato questi milioni a blogger ed influencer, alla fine hanno votato i romeni. Magari la popolazione si è fatta trasportare, ma questo e proprio ciò che fa la politica: presentare soluzioni semplici ed immediate a qualsiasi problema. Chi si sa vendere meglio, la spunta.
Georgescu non ha fatto altro che seguire l’esempio di tanti suoi colleghi, con comunicazioni social chiare e schiette, spesso anche dai toni aggressivi e tronfi, ed è stato premiato (parzialmente) dall’elettorato. Annullare un voto popolare, nel quale non sono stati evidenziati brogli, per il solo timore di una possibile “interferenza” straniera, è un fatto grave e potenzialmente pericoloso.
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