Il tempismo perfetto della battutaccia di ieri sera, giunta direttamente dal palco del capodanno Rai a Reggio Calabria, è paradossalmente emblematico della nostra quotidianità. Quel Buon anno pronunciato da Marco Liorni, seguito a stretto giro dal teste di cazzo di Angelo Sotgiu è l’augurio migliore per riprendersi dall’ubbriacatura collettiva che oramai ci tappa gli occhi a suon di eventi (pagati) e concerti (strapagati) che un tempo avremmo chiamato propaganda.
Non saremo davvero delle teste di cazzo, se continuiamo a pagare milioni per uno show televisivo spacciato per promozione territoriale? Dopo l’evento di Crotone, che (dispiace ammetterlo) non ha causato ricadute positive e neppure significative, perseverare ulteriormente ha senso? Così pare, dato che già da stamane si vocifera che anche nel 2025 il Capodanno Rai sarà in Calabria, a celebrare quel campanilismo (“perchè io no e lui si?“) che evidentemente non riusciamo a lasciarci alle spalle.
E non saremo davvero delle teste di cazzo, se tra un balletto e l’altro non ci accorgessimo che questa narrazione di una Calabria Straordinaria sia funzionale solo a noi calabresi? Sia cioè un modo per distribuire denaro pubblico con la scusa della promozione territoriale, che poi però viene rivolta prevalentemente a noi stessi. Siamo noi che ci meravigliamo per i tanti bei posti che abbiamo, ripromettendoci di visitarli nell’arco dell’anno.
Turismo interno, si chiama. E non si riesce a smuovere quello, figurarsi quello da altre parti d’Italia. E saremmo davvero delle teste di cazzo, se per emozionarci della nostra terra avessimo bisogno degli spot (strapagati) sulla Rai. Ma cosi è, se vi pare…
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