Sta per concludersi anche la lunga lotta del Partito dei Lavoratori del Kurdistan: questo pomeriggio è stato diffuso un messaggio profuso direttamente da Abdullah Öcalan, con il quale ha sostanzialmente chiesto la fine della lotta armata del Pkk. Una decisione in parte improvvisa, in parte inevitabile, visto la progressiva “perdita di utilità” dei guerriglieri in quel tratto di vicino oriente.
I miliziani curdi infatti fungevano da argine all’Isis (e più in generale i fondamentalisti islamici organizzati in gruppi armati, che sono ancora presenti seppur ridotti rispetto al passato) ed alle truppe filo-Assad in Siria. Due realtà che si sono letteralmente sgretolate negli ultimi anni, ed oggi rappresentano – almeno per il momento – solo un ricordo.
Come solo un ricordo è la travagliata vicenda di Öcalan, intricata in modo non ancora del tutto chiaro anche con l’Italia, dove venne arrestato nel 1998 in quello che ancora oggi è definito un intrigo internazionale. Pochi giorni fa, sulle pagine del Manifesto, era stato proprio Massimo D’Alema a ripercorrere la storia di quei giorni, passati alla storia come la “villeggiatura” italiana (avvenuta in una villetta presidiata dalle forze dell’ordine nei pressi di Roma).
Erano altri tempi. Non molto diversi da oggi, ma pur sempre altri tempi. Ed in quegli anni il Pkk aveva già “tradito” la promessa di deporre le armi e la lotta armata, e, per motivi mai del tutto chiariti, nel 2001 venne inserito nella lista delle organizzazioni terroristiche. Seguiranno ulteriori sanguinosi scontri, finchè già nel 2013 Öcalan ordinò l’abbandono della lotta armata. Anche in quel caso, non se ne fece nulla.
Ma erano altri tempi. Perchè oggi dovrebbe essere diverso? Perchè Öcalan è vecchio, certo. Perchè i nemici da combattere non esistono più, ovvio. Perchè la Turchia (nemica del Pkk) ha sempre più influenza nelle zone cuscinetto presidiate dai curdi. Ma non solo: voci dicono che il tutto potrebbe rientrare in un piano politico per modificare la costituzione turca, proprio in favore di Erdoğan.
E dunque, amnistia in cambio sostegno politico. Se così fosse, sarebbe la fine quanto più ingloriosa possibile.
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