Questa sera la notizia principale sembra riguardare delle affermazioni della premier, che nel corso di un intervento in aula avrebbe dapprima affermato che l’Europa dipinta nel Manifesto di Ventotene non è la sua Europa, per poi commentare il prevedibile casino rivendicando di aver “fatto impazzire le opposizioni“. Parole sue, ovviamente.
Di certo, non potevamo aspettarci che le affermazioni presenti nel manifesto in questione potessero essere condivise da un esponente di destra. La destra, per sua natura protezionistica, ha sempre ostacolato l’internazionalismo Europeo, rivendicando di fatto quello che oggi chiamiamo ancora sovranismo, con chiaro riferimento ad un sovrano che governa/comanda. Figuriamoci dunque quale considerazione può avere, nel concreto, un politico di destra verso un testo che parla apertamente di socialismo, quantomeno per come lo si intendeva ancora al tempo.
Lo stupore, invece, lo dovremmo riporre nella frase della Meloni, che ha sostanzialmente detto di aver fatto impazzire le opposizioni rispondendo ad un altro parlamentare, affermando addirittura che avrebbe voluto “vantarsi” della cosa già in Senato. Qui la questione prende una piega diversa: ciò vuol dire che Meloni è appositamente andata in aula con questo intento? Ha voluto alzare un polverone del tutto inutile, rispondendo tra l’altro ad una manifestazione di carattere nazionale?
L’intento, forse, era sferrare un nuovo colpo a quel sistema tanto avversato dalle destre di tutta Europa, che stanno puntando a delegittimare l’Unione Europea tanto a livello politico quanto amministrativo/legislativo. C’è un motivo se il Manifesto di Ventotene è uno dei testi fondamentali dell’Unione, e lo si capisce… semplicemente leggendolo. Sono poche decine di pagine.
Poi è chiaro: se estrapolassimo tutti una o due frasi da un testo anche così breve, potremmo stravolgere il significato di qualsiasi cosa. Pensate a giudicare la bibbia prendendo ad esempio solo un verso, come Deuteronomio 22, 28.
Resta infine un senso di sconforto nel vedere come anche una carica super partes, come quella del Presidente del Consiglio, sia oramai sostanzialmente politicizzata. Penso non valga più nemmeno la pena ricordare che quello del premier non è un incarico politico, ma istituzionale, ed in qualità di rappresentante dello Stato il suo compito non è quello di bisticciare con gli avversari, nè di farli “impazzire”, bensì fare l’interesse dei cittadini, tutti.
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