Licenziato per 280 euro. Si delineano i contorni della vicenda grottesca costata la vita ad un lavoratore veneto, che si è suicidato per aver perso l’impiego a seguito di un licenziamento in tronco dopo 27 anni di lavoro. La notizia fece scalpore già lo scorso anno, quando venne posto l’accento proprio sull’eccessiva misura punitiva dell’azienda – la catena Metro – a scapito di un dipendente senza macchia, fino a quel momento.
Oggi la questione si è trasformata in una battaglia legale, con i familiari del defunto che chiedono conto delle dinamiche interne all’azienda. Ed effettivamente, come ricostruito dal Corriere della Sera, la vicenda è tutt’altro che chiara: al dipendente sono infatti contestati degli acquisti effettuati dai clienti, che però, secondo l’azienda, sarebbero stati realizzati appositamente per ottenere una spedizione gratuita.
Quello che ci è dato sapere, purtroppo, è solo il danno economico contestato: 280 euro, riferiti a 14 ordini. Parliamo quindi di 20 euro ad ordine, in ogni caso di importo superiore a 250 euro. Perchè ogni ordine doveva raggiungere la soglia dei 250 euro per poter beneficiare della spedizione gratuita, che altrimenti sarebbe costata (per l’appunto) 20 euro.
Parliamo dunque di almeno 3.500 euro di incassi per l’azienda, cifra di fronte alla quale il danno contestato risulta irrisorio. Altro aspetto grave, poi, è la quantificazione del danno richiesto dai familiari: appena 24 mensilità. Tanto è stato chiesto come risarcimento, per come concordato tra sindacati ed avvocati. Tanto evidente vale la vita di un uomo che per 27 anni ha fatto il suo dovere.
Sorprende che al momento non ci sia alcun fascicolo in Procura per istigazione al suicidio, e ci si limiti a parlare solo di licenziamento illegittimo. Ma d’altra parte di cosa stupirci, se anche al funerale della vittima i colleghi sono stati zittiti dal parroco?
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