Nel corso della giornata di ieri abbiamo appreso di un presunto caso attorno alla vincita del jackpot – da 88 milioni di euro – del superenalotto, che ha fatto rapidamente il giro del web e delle testate giornalistiche. L’uomo che avrebbe centrato la vincita, in via di separazione dall’ex moglie, si sarebbe visto richiedere una parte o la metà del bottino, per motivi differenti da articolo ad articolo.
Le ricostruzioni si sono sprecate, tanto online quanto in tv, con numerosi servizi televisivi ai telegiornali di punta di tutte le emittenti e persino interviste (pagate in molti casi) ad “esperti” del settore. Oggi però abbiamo appreso che la notizia era una bufala, diffusa tra l’altro da un soggetto – tale avvocato della capitale – già ben noto per diffondere sistematicamente bufale del genere.
Di certo la notizia era particolarmente ghiotta, di quelle che fanno rapidamente il giro d’Italia e generano dibattito ed attenzione, e dunque di particolare interesse per i giornali. Perchè di fatti è stata ripresa da quasi tutte le testate, ad esclusione delle più caute, finendo addirittura sull’Ansa e prendendo così un’impropria autorevolezza.
Potremmo star qui a ripeterci le stesse cose, sulla verifica delle fonti, sulla necessità di controllare chi l’ha scritto per primo (in questo caso, Il Tempo: un nome, una garanzia), ma a questo punto la domanda è spontanea: è o non è una prassi consolidata e tollerata, quella di diffondere queste notizie? Che serve, per intenderci, a pagare servizi ed interviste ad una cerchia di “esperti” onnipresenti in tv e nei video online?
È o non è, in altre parole, un “sistema” per guadagnare qualcosa partendo da una notizia vera, debitamente manipolata per renderla “scandalosa”? Perchè se non è fatto apposta, davvero, poco ci manca.
Lascia un commento Annulla risposta