Non c’è bisogno di aspettare la fine della giornata per commentare la principale notizia di oggi, ossia la condanna (in primo grado) di Marine Le Pen e di altre 23 persone legate al partito, con l’accusa di appropriazione indebita di fondi europei. Una frode che sarebbe andata avanti dal 2004 al 2016, e che sarebbe particolarmente facile da spiegare: alcuni collaboratori del partito, pur lavorando in Francia, sono stati pagati con i soldi dell’europarlamento anzichè con quelli del partito.
Circostanza che avrebbe permesso al Rassemblement National di “risparmiare” la bellezza di 2,9 milioni di euro. Soldi che sarebbero comunque andati al partito di estrema destra, ma che sono stati destinati ad un impiego espressamente proibito. Sorprendentemente, da quanto si capisce, questi soldi sono ormai andati perduti, e non dovranno essere restituiti.
È stata elevata solo una sanzione da 100 mila euro, oltre all’incandidabilità immediata per i politici coinvolti. Ciò vorrà dire, come evidenziato da molti, che Le Pen non potrà candidarsi alle prossime presidenziali. Il che non è necessariamente un bene: il partito potrebbe beneficiare di un notevole endorsement popolare, dato che già si parla di “ingiustizia”, nonostate quel partito abbia sottratto – tutto sommato – dei soldi pubblici.
Resterebbe da capire il perchè di tanto astio verso l’Europa, così generosa anche nei confronti di chi la critica. Anche perchè alla fine, a ben vedere, si critica l’Europa ma si accettano di buon grado i suoi soldi, sopratutto se servono a risparmiare in cassa.
Com’è ovvio c’è da aspettarsi un ricorso, e prima ancora di ciò c’è da attendere il contrattacco mediatico della destra. Non solo quella francese, ma anche degli alleati: già leggiamo dei commenti di Salvini, di Orban e di Putin, che esprimono solidarietà (sic!) alla neo-condannata. Chissà cos’altro leggeremo nei prossimi giorni…
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