La notizia della morte di Papa Francesco ha ovviamente fatto il giro del mondo, generando notevoli messaggi di cordoglio. Oggi leggo che un po’ tutti parlano di questa facies hippocratica che avrebbe mostrato il pontefice appena l’altro ieri, come a dire che la cosa era evidente. Sarà anche vero, così come è vero che il Papa non aveva una bella cera oramai da qualche mese. Cercare spiegazioni alla morte – sopratutto se “naturale” o dopo una lunga malattia – è un esercizio retorico che non dovrebbe interessarci.
Quello che ci interessa, invece, è la curiosa gara al lutto nazionale più lungo intrapresa da tre paesi: Argentina, Italia e Stati Uniti. Il primo, essendo il paese natale del defunto, ha stabilito una settimana di lutto nazionale. Notizia di per se curiosa, dato che lo stesso governo argentino che ha diffuso lunghi messaggi di cordoglio è guidato da quel Milei che in passato ha insultato a più riprese proprio il defunto pontefice (salvo poi ravvedersi, anche lui, e fare dietrofront).
D’altra parte c’è l’Italia, dove la santa sede è di casa. Come stanno notando in molti, è la prima volta che si definisce un lutto nazionale così lungo, di addirittura 5 giorni. La notizia era trapelata già ieri sera e pare confermata oggi, su proposta diretta della premier. In questi casi il lutto nazionale è previsto per una durata compresa tra 1 e 3 giorni, ma si è voluti andare oltre, nonostante – vale la pena ricordarlo – l’Italia sia uno stato laico. E non vi è dunque alcuna motivazione per estendere questa prassi, a meno che non la si giustifichi dal punto di vista turistico (un macabro souvenir per i visitatori nell’anno del giubileo).
Ed infine, tornando oltreoceano, ci sono gli Stati Uniti, paese a maggioranza protestante e dove solo il 20% dei cittadini si dichiara cattolico. Trump ha annunciato, anche lui, una settimana di lutto nazionale, ed un po’ tutti si chiedono il perchè. La spiegazione anche qui starebbe nel mezzo, essendo cattolico oltre il 50% dell’elettorato dello stesso presidente, che di certo non sta vivendo un buon momento, tra marce indietro e ritrattamenti su tutte le politiche annunciate nei mesi scorsi.
In tutto ciò, come si suol dire, il corpo di Francesco è ancora caldo. Non bastassero queste pretese (più politiche che religiose), ci si mette anche la faida interna al Vaticano sulla sua successione. Com’è vero che morto un papa se ne fà un altro, è altrettanto vero che certe cose non cambieranno mai.
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