Guardate attentamente la foto ad inizio articolo e ditemi: questa è valorizzazione archeologica? La domanda è lecita, perchè su questo angolino di strada si è consumato uno scontro istituzionale e politico ai limiti del grottesco, ed alla fine, dopo un intervento di riqualificazione dell’area (che prevedeva l’installazione di una grande fioriera), è stato necessario smantellare tutto e ripristinare i luoghi, così come li vedete in foto. In altre parole, lavori fatti e pagati due volte, dei quali, evidentemente, ai crotonesi frega poco e niente.
Il luogo del fattaccio è la traversa tra Via Venezia e Via Vittorio Veneto, proprio di fronte al municipio. Lì doveva essere realizzato un angolo verde, con una grande fioriera (inizialmente scambiata con una piscina o una base per una grande statua) a bloccare l’accesso ai veicoli sul principale corso cittadino. I lavori, partiti in ogni caso come abbattimento delle barriere architettoniche, avevano creato un discutibile collage di stili e sostanzialmente ricoperto le famigerate basole.
Nonostante la rinnovata complicità tra Comune di Crotone e Soprintendenza Archeologica, vale la pena ricordare che fino a qualche mese fa le cose andavano diversamente, e visti i continui stoppìni dell’ente (che avviava cantieri senza controlli preventivi) la Soprintendenza aveva dichiarato il vincolo archeologico su tutto il centro cittadino. Adesso però dobbiamo domandarci se quello che vediamo in foto è davvero un esempio di valorizzazione archeologica.
Quelle grate, quelle caditoie, quei tombini, non hanno intaccato le basole? Quella strada asfaltata subito dietro, non corre esattamente sopra le stesse basole? Quelle due auto parcheggiate, quel marciapiede nuovo, quei lampioni (con conseguenti canaline al di sotto) non si trovano sullo stesso patrimonio archeologico? È allora doveroso chiedersi se questi 10 metri scarsi di strada in più facciano tutta questa differenza, perchè di fatto si è conservata una porzione minuscola, del basolato su Via Venezia.
Considerando anche il fatto che non stiamo parlando di reperti millenari (quelli si trovano al di sotto della strada), e che si tratta di tecniche di costruzione comuni ad inizio secolo, al netto della peculiarità storica è davvero ridicolo che si sia bloccato un lavoro pubblico per motivazioni di tutela del paesaggio. Il rischio è di scadere in un talebanismo archeologico, che invece si trasforma in mutismo selettivo quando si parla di altre aree (vedasi lo stadio cittadino).
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