Il tentativo di difendere l’operato di Israele và oltre ogni aspettativa, anche quando l’esercito ha sparato contro una delegazione di ministri e rappresentati istituzionali, provenienti anche dall’Europa. È successo oggi a Jenin, e la notizia (giustamente) è stata ripresa in modo critico da mezzo mondo, che proprio in queste ore sta cambiando atteggiamento nei confronti di Israele e del tentativo di pulizia etnica che sta portando avanti.
Certo, non sentiremo ancora termini come “pulizia etnica” nè come “genocidio”. Ma qualcosa inizia a cambiare, dopo il blocco delle relazioni commerciali ed un primo documento della Commissione Europea che chiede uno stop delle ostilità (israeliane, si intende). Tutto avviene dopo un anno di massacri, innocenti uccisi, sfollati… centinaia di giornalisti colpiti alle spalle, così come soccorritori e paramedici uccisi dall’esercito israeliano, che ha bombardato indiscriminatamente ospedali, università, scuole, moschee senza che nessuno si inorridisse.
Adesso ci fa inorridire il fatto che lo stesso esercito israeliano abbia attentato alla sicurezza dei diplomatici. “Intollerabile” tuona Tajani. Eppure, nella diffusione della notizia, c’è l’ennesimo tentativo di tutelare l’immagine dell’esercito israeliano, dato che quasi tutti i media hanno affermato che i soldati avrebbero sparato in aria. Cosa totalmente falsa, come evidente dallo stesso video messo a corredo della notizia, dove è palese che i militari sparino a braccia spianate, cioè ad altezza uomo.
Se non ci fosse stato questo video, avremmo dovuto credere per forza alla versione israeliana, e cioè agli spari in aria. Ora, sicuramente i militari non avranno puntato ai diplomatici, ma resta quanto meno grave non solo il gesto, ma anche (o sopratutto) il tentativo maldestro dell’IdF di coprirlo. Tentativo non casuale, dato che l’esercito israeliano è noto per la scarsa trasparenza e la scarsa collaborazione in ogni caso del genere.
La speranza è che questo ennesimo gesto ostile possa rappresentare un punto di non ritorno nei rapporti con Israele, che vada ben oltre le ritorsioni economiche e commerciali e che sia funzionale a ripristinare una pace che è proprio Israele a non volere. Israele vuole occupare la striscia, e lo vuole da quando esiste. Gli spari contro gli ambasciatori sono solo l’ultima di una serie di intimidazioni (neppure troppo velate) che continua a riservarci.
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