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Briganteggiando

Il blog di Francesco Placco

Referendum si, no, boh…

Francesco Placco

Come ad ogni referendum, negli ultimi giorni si infiamma un dibattito fino ad oggi sottotraccia, almeno tra noi addetti ai lavori. Da una parte c’è chi spera di superare il quorum (attualmente le stime sui potenziali votanti si fermano attorno al 40%), dall’altra c’è chi invita a non andare a votare proprio per non rischiare di arrivarci, al quorum. C’è anche chi fa campagna elettorale per il no, e sono in pochissimi, visto che l’obiettivo non è far vincere il no ma favorire l’astensione.

C’è però da notare che, in ogni caso, c’è una scarsissima propensione al dibattito e sopratutto una scarsissima volontà di promuovere il voto, da entrambe le parti. La cosa è particolarmente evidente a mano a mano che ci si allontana dalle grandi città, e sarà ancor più evidente nei paesi dell’entroterra, dove l’unico veicolo di informazione sui referendum resta, verosimilmente, la televisione (con tutte le sue storture).

In città, ad esempio, sono stati allestiti i soliti pannelli per i manifesti elettorali. Ad oggi, la maggior parte sono completamente vuoti. Leggendola in un altro modo, anche chi fa – o dovrebbe fare – campagna elettorale per il si, non è che si stia sforzando poi molto. Ad oggi a Crotone è stato svolto un solo evento informativo (un gazzebo sul lungomare con distribuzione volantini), che potrà aver intercettato si e no qualche centinaio di persone al massimo.

Non c’è dunque da stupirsi se i temi referendari vengono visti come temi sindacali e dunque non collettivi, come argomenti a favore della Cgil o del Pd, e non come questioni di tutti, che riguardano il lavoro ed i nostri diritti. In tal senso, la propaganda della destra è più forte, e si insidia meglio nella testa di chi ascolta, e dall’altro lato non c’è una controparte in grado di stigmatizzarla a dovere.

A questo punto non dobbiamo stupirci più di tanto se le stesse sigle riescono a mobilitare sempre lo stesso “pacchetto” di voti, largamente prevedibile comprendendo i soliti soggetti operanti in città tra sigle politiche, partitiche e del terzo settore. Resta però il grosso (grossissimo) limite dell’incapacità di coinvolgere la cittadinanza, quella piazza che tutti rivendicano, e che verosimilmente l’8 ed il 9 giugno rimarrà a casa.

Voglio continuare a credere che sia effettivamente un limite, ma ogni tanto credo che sia mero disinteresse. E quando vedo questi spazi vuoti, finisco anche per convincermene.

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Categorie:

Società

Etichette:

Considerazioni, Politica

Pubblicato il:

25 Maggio 2025

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