Questa sera, contro ogni previsione, è stato pubblicato un comunicato di Eni Rewind circa il trasferimento in Svezia di 40 mila tonnellate di scorie provenienti dalla bonifica delle discariche fronte mare di Crotone. Di per se è già una notizia, sia perchè ad annunciarla è stata proprio Eni Rewind (notoriamente contraria a questo procedimento) e sia perchè è la stessa multinazionale ad ammettere che il costo di smaltimento in Svezia sarebbe di circa un terzo rispetto all’Italia, permettendo così una spesa grossomodo simile e compensando i costi (elevati) dei trasporti.
In pratica, l’Eni ha smentito se stessa e quanto affermato fino ad oggi. Ed è evidente che lo ha fatto per un motivo ben preciso: nell’ultimo paragrafo infatti “ribadisce che è necessario superare il vincolo regionale allo smaltimento presso la discarica di Crotone“, anche in vista della prossima entrata in vigore di un nuovo regolamento europeo (nel maggio del 2026) che vieterebbe l’esportazione di questo tipo di rifiuti.
In queste ore c’è già chi grida al miracolo, ma è presto per cantare vittoria. Certo, l’amministrazione Voce porta a casa un trofeo importante (viene confermata la linea tenuta sin dall’inizio, osteggiata da Eni e dal commissario sparapagliette), che però rischia di essere un frutto avvelenato. Vediamo perchè, prima di lasciarci andare a facili entusiasmi.
Nello stesso comunicato pubblicato da Eni Rewind, viene espressamente messo nero su bianco che il fabbisogno per il primo anno di attività della bonifica è quantificato in 40 mila tonnellate di scorie. Non sono affatto poche: parliamo di 40 milioni di chili di terreni contaminati da scavare, mettere in contaier che vanno trasportati fino a Gioia Tauro, e li imbarcati per la Svezia. È un’operazione di tutto rispetto e che richiederà un grande lavoro.
Ma… le tonnellate complessive sono 760 mila, di cui 360 mila tonnella di rifiuti “non conferibili in discariche nazionali“. In altri termini: tolte le 40 mila tonnellate da asportare entro un anno (i lavori partiranno il 16 giugno prossimo), rimangono 320 mila tonnellate di scorie da gestire. Saremo davvero in grado di rispettare la scadenza di maggio 2026? I tempi già non coincidono, ed il timore è che all’estero ci vadano solo queste.
Tolte le 360 mila tonnellate di scorie speciali, ne restano comunue altre 400 mila, il cui smaltimento sarà comunque gestito in discariche nazionali. Alla luce di questi numeri, appare chiaro il riferimento al superamento del Paur, anche in vista della pronunciazione del Tar calabrese prevista per il prossimo 18 giugno. L’apertura della multinazionale può essere quindi interpretata non tanto come gesto distensivo, ma come vera e propria tattica per il prossimo anno.
Una sorta di contentino, potremmo dire. Che di per se nasconde anche un’altra sporpresa: le operazioni di bonifica avrebbero dovuto concludersi entro il 31 dicembre del 2026, nel comunicato si parla invece di almeno 7 anni di lavoro. E fino al 2032 rischia di passare molta acqua sotto i ponti.
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