La politica di Donald Trump si sgretola giorno dopo giorno. Questa mattina, di buon ora, già si sapeva della decisione del tribunale federale di New York di sospendere la quasi totalità dei dazi imposti dal presidente in quanto illegittimi. Inutile ripetere l’ovvio, ma si prospetta una lunga causa tra la Casa Bianca e parte dello stesso stato federale, che – nonostante le sparate del tycoon – garantisce una sorta di bilanciamento anche ai “pieni poteri” del presidente americano.
Vale la pena tornare a ripetere una cosa, prima di proseguire: l’idea dell’uomo forte al comando è superata dalla storia. Non esiste un politico, presidente, premier o capo di stato che possa prendere in mano il controllo totale del paese che amministra, almeno nelle democrazie occidentali. Dovremmo saperlo, almeno noi europei. E questi continui colpi che Trump incassa male sono dei colpi a tutta la destra sovversiva che aveva fatto gruppo nel mondo. Perchè fanno crollare la loro stessa propaganda, senza neppure bisogno di un avversario politico. Fanno tutto da soli.
Non era di questo però che volevo parlare. Il mio pensiero, questa mattina, è andato ai “trumpisti calabresi”. Ve li ricordate? Avrebbero dovuto fare una prima riunione a fine febbraio, ma da allora sono spariti dai radar dell’informazione locale. Forse per vergogna. In quel primo ed unico sproloquio, infarcito di solite cose, ipotizzavano una sorta di “beneficio” per il Sud Italia garantito in qualche modo dalle politiche di Trump. Il loro grido era uno solo: libertà!
Poi però la libertà sel’è rivendicata proprio Trump. La libertà di fare ciò che vuole, pur in maniera irrazionale e dannosa. Ed ha annunciato (e poi ritrattato) dazi su dazi. Che indovinate un po’, avrebbero danneggiato proprio la filiera economica nazionale, e sopratutto quella, neanche a farlo apposta, del Sud Italia. Che negli Usa esportano tanti prodotti agroalimentari, improvvisamente etichettati come “vezzi” e “lussi” di cui gli americani non hanno bisogno.
Adesso i trumpisti calabresi rivendicano la loro libertà a starsene zitti. E forse rivendicheranno, di qui a breve, la libertà del diritto all’oblio. Chi lo sa. È comunque, gliela garantiremo. La speranza è che abbiano imparato la lezione: spesso si sputa troppo presto nel piatto dove si mangia. Ma anche questa è libertà, daltronde.
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