Nell’attesa di avere un dato definitivo sui referendum, vale la pena commentare un’altra notizia particolarmente grave: l’abbordaggio di una nave appartenente ad una ONG che voleva portare degli aiuti umanitari a Gaza. Intendiamoci: ovviamente parliamo di una missione-bandiera, dalla minima utilità pratica e reale, che rappresentava piuttosto un segno aperto di sfida al governo israeliano, colpevole – vale la pena ricordarlo – di un genocidio in mondovisione. Di tutto questo, probabilmente, se ne parlerà solo tra qualche anno.
Ad ogni modo, la gravità della vicenda risiede altrove. La Freedom Flotilla sapeva che andava in contro ad un blocco da parte dell’esercito israeliano, ma è salpata comunque dal porto di Catania, con il timore di finire come il precedente tentativo di maggio, quando un drone attaccò un’altra imbarcazione dell’ONG, danneggiandola ed impedendole di proseguire. Questo episodio, scarsamente raccontato e meno noto al pubblico, rappresenta la prima gravità della vicenda, essendo stato un attacco “anonimo” e non rivendicato da nessuno, avvenuto però in acque aperte nelle vicinanze di Malta.
Ieri, invece, l’imbarcazione è stata abbordata dai militari israeliani, che ne hanno preso possesso su ordine del ministro Katz. Fin qui nulla di scandaloso o assurdo: era tutto preventivato. In questa circostanza, la gravità sta nel fatto che l’abbordaggio della nave è avvenuta in acque internazionali, e dunque in un territorio nel quale l’esercito israeliano non poteva esercitare alcun potere. Si tratta dell’ennesima violazione delle convenzioni internazionali posta in essere da Israele, che anche in questo caso ha agito nella più assoluta tranquillità.
Prosegue, in questo senso, la criminalizzazione della solidarietà, ma anche del dissenso. Non c’è da temere per gli attivisti fermati: saranno tutti espulsi e torneranno a casa su di un bel volo, magari con un ammonimento a non mettere più piede in Israele. Se c’è invece qualcosa per cui temere, è il senso di impunità di cui godono tutti questi despoti e dittatori (si, dittatori), che di fatto si impongono non solo sulla propria sfera di influenza (il paese che governano), ma anche su quelli vicini, e persino sul resto del mondo.
Noi intanto stiamo a guardare, senza neppure preoccuparci troppo. Come se tutto ciò fosse normale. Eppure a viene a pochi chilometri da noi. Nel nostro totale disinteresse, sebbene le regole che si stanno violando sono (almeno in parte) quelle scritte al termine dell’ultimo conflitto mondiale, per il quale ci siamo tanto spesi a “ricordare per non dimenticare”…
Lascia un commento Annulla risposta