Di esempi di gattopardismo in salsa calabrese ne abbiamo tanti. Negli ultimi anni sono aumentati, anzi letteralmente esplosi, in special modo sul fronte politico, dopo il grande fermento imprenditoriale degli anni passati. Ed in questi giorni si è aperto un nuovo fronte, che poi tanto nuovo non è, ma è quantomeno insolito in questo primo quarto di secolo: quello sindacale.
Due giorni fà l’ex leader della Cisl, il calabresissimo Luigi Sbarra, è stato nominato sottosegretario alla presidenza del consiglio. Una scelta annunciata in modo improvviso, che non era nell’aria ed era stata taciuta anche ai più informati, che però, in tempi non sospetti, ammonivano al fatto che l’appiattimento del sindacato alla politica di governo avesse uno scopo ben preciso. Ed eccoci dunque alla nomina di Sbarra.
Sin dall’inizio del governo Meloni, l’azione della Cisl è stata a dir poco tiepida, al punto da rompere il fronte sindacale con Cgil e Uil. Il sindacato ha sempre preferito una “strada del dialogo” e non di contrapposizione, smarcandosi dai temi più importanti e non prendendo posizione sulle tante battaglie svolte in questi mesi. Da ultimo, il silenzio sulla campagna referendaria.
La triplice sindacale è oramai definitivamente smembrata? Sicuramente lo è al momento, ed il passo indietro di Sbarra rappresenta un brutto precedente: quello del sindacalismo che si piega alle logiche politiche anzichè servire i lavoratori, e lo fa per tornaconto personale. Cosa avremmo detto se una Camusso o un Landini avessero preso un posto così di rilievo in un governo a guida centro-sinistra? Probabilmente avremmo gridato allo scandalo per mesi.
Qui invece si sprecano le lusinghe, piovono pacche sulle spalle, gli applausi scrosciano. Eppure, cos’ha contraddistinto l’operato della Cisl in questi anni? A cosa ha portato? È davvero migliorato così tanto, il Sud e la Calabria? Non si può non essere daccordo con la valutazione di un altro sindacalista calabrese, Pierpaolo Bombardieri, che si è espresso con un eloquente no comment.
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