Non ricordo dove l’ho letto o sentito, tanti anni fa, ma ricordo con discreta sicurezza una massima secondo la quale un ottimo metodo per risanare un’economia in crisi è la guerra. L’industria bellica traina i tanto apprezzati PIL e garantisce ricchezza (almeno sulla carta) a nazioni in decadimento, con economie stagnanti o in difficoltà strutturale. Almeno nell’immediato, poi si vedrà.
E questa mattina, leggendo del bombardamento americano in Iran (fatto da quel Trump che criticava proprio tale possibilità), non posso fare a meno di ripensare a quelle affermazioni. Stiamo assistendo ad un nuovo, ennesimo episodio di “difesa preventiva”, che, guardacaso, ci viene spacciata nuovamente come “vitale”, di “fondamentale importanza” per la nostra sopravvivenza. Ma è davvero così?
La difesa dell’Ucraina serviva a difendere prima i “valori” europei, poi proprio gli europei in carne ed ossa. Alla fine gli accordi sulle terre rare e sulla ricostruzione hanno fatto venir fuori gli interessi (e gli appetiti) degli “alleati”. E se Putin era un “pazzo criminale” a sparare sulle centrali atomiche, adesso che si bombardano siti nucleari con potenti bombe mai testate prima stiamo ad applaudire.
Fare parallelismi è difficile, perchè come già detto l’Iran non è di certo un paese difendibile: si badi che gli stessi paesi arabi lo hanno isolato, contribuendo verosimilmente al conflitto a cui stiamo assistendo. Nessuno prenderà le sue difese perchè nessuno ha interesse a farlo, trasformandolo così in una preda aggredibile senza particolari timori. Meglio che cada solo l’Iran, anzichè far scoppiare una nuova polveriera che coinvolga più stati.
Ma… a che prezzo? E qui non parlo dell’interesse che possono avere Israele o gli Stati Uniti, ma del disinteresse sociale per l’accaduto. Affermare che l’Iran ha la bomba atomica è notoriamente falso: l’AIEA ha smentito di averlo anche solo affermato, mentre Netanyahu rilancia l’allarme dal 1995, affermando sempre che l’Iran è “vicino” alla bomba. Il bombardamento è dunque un pretesto basato su una falsità, almeno al momento.
Come possiamo tollerare una cosa del genere? Che diventa ancora più grave quando gli Stati Uniti affermano di non voler puntare ad un regime change, e dunque affermano che il bombardamento preventivo è di deterrenza. Ma verso cosa? Ancora non si capisce. Nei prossimi giorni, forse, scopriremo cosa c’è dietro questa mossa assurda, unilaterale ed improvvisa, che riafferma un vecchio concetto pericoloso e rischia di costringerci ad una guerra che nessuno (a parte Israele) vuole.
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