In questi giorni la questione caldo è tornata d’attualità, per via delle evidenti ripercussioni che sta avendo in tutta Italia, ma sopratutto nel centro-nord, dove si stanno susseguendo black-out ed ordinanze regionali anti-caldo. Già qui, una prima considerazione: le singole Regioni (e neppure tutte) stanno gestendo in autonomia la problematica, ignorata dal Governo che non ha diramato una direttiva nazionale.
Eppure il caldo c’è, ed ormai è sempre più forte. La seconda considerazione riguarda la narrazione del fenomeno da parte di televisioni e giornali, che prediligono un tono allarmistico e sopratutto snobbano palesemente il sud. Se la notizia sono i 37 gradi di Bergamo e non gli oltre 40 gradi costanti registrati in Sicilia (ma anche in Sardegna), è chiaro che abbiamo un problema nel come raccontiamo la cosa, perchè pare diventato solo un “problema del nord” che non è abituato alla cosa.
Proprio oggi parlavo con un cliente che mi rispondeva dalla Maremma lamentadosi del “caldo mai visto prima” ed “assolutamente impossibile da sopportare” che c’era da lui, ovvero sia 32 gradi. In quel momento a casa mia ce n’erano 36. Ma vabbè.
C’è infine la consapevolezza (finalmente) di dover limitare il lavoro nelle ore più calde della giornata. Ma non c’è ancora la forza di dire che devono essere fermati tutti i lavori. O comunque, quasi tutti: negli anni ho sempre lavorato d’estate, ed i 42/44 gradi sulla statale li percepisci tutti sia che fai il docente, il commesso, l’operaio o il dirigente.
Purtroppo il caldo torrido ci accompagnerà per anni a venire. Non riusciamo a cambiare il nostro modo di vivere, e queste sono le conseguenze che cerchiamo di ignorare al fresco di un condizionatore, salvo qualche black-out per la rete elettrica sovraccarica. L’Italia non è pronta a tutto questo, e si vede. E come da tradizione, ignora beatamente il problema tra un bagno a mare ed un gelato.
Lascia un commento Annulla risposta