Nelle ultime settimane ho avuto modo di “esplorare” un po’ meglio il vasto fondale roccioso poco a largo dalla nostra costa, con l’idea di mapparne alcuni punti di rilievo. Sul fondo del mare, ad appena un centinaio di metri dalle scogliere (precisamente tra la terza e la quarta), si possono osservare enormi rocce naturali adagiate sul fondale, brulicanti di vita. Andando poi più a largo – intorno ai 300/350 metri dalla costa – è possibile notare un netto cambiamento del fondale, non più sabbioso ma argilloso. Appare come un vero e proprio “gradino”, uno scalino di qualche centimetro che si sopraeleva dalla sabbia circostante.
Per fare tutto questo, ho pensato che sarebbe stato opportuno non solo un rilevatore gpx, ma anche una fotocamera subacquea. A quanto costano, però, ho dovuto optare, almeno per quest’anno, per qualcosa di particolarmente economico, che comunque fa il suo dovere. La foto che vedete in alto infatti è stata scattata con una minicamera da appena 9 euro… e si vede, ma basta per rendere l’idea.
Tra i vari e numerosi pesci facilmente riconoscibili, in questi giorni ho notato una presenza fissa che di certo non compare tra le opzioni del pescato fresco. Appena sotto quelle grandi occhiate si vedono due esemplari di Thalassoma Pavo, noto in italiano come Donzella Pavonina. L’esemplare alla sinistra è una femmina, che si distingue dal maschio sulla destra sia per dimensione che per “colore” della livrea.
La presenza di questo pesce è documentata da anni nel nostro mare Jonio, e più in generale nel Mediterraneo. Rilevato da tempo nell’Area Marina Protetta di Capo Rizzuto, oggi è facile individuarlo anche lungo le coste del nord Italia. Originario dell’Atlantico nord-orientale, fù una specie aliena ante litteram, che si è gradualmente insediata nei nostri mari a causa della meridionalizzazione e, dunque, del riscaldamento globale.
Il punto però non è questo. Pare infatti che sia un pesce sostanzialmente sconosciuto ai più, anche ai pescatori stessi. Mentre in Sicilia ha già diversi soprannomi (come viola di mare, pisci cavalèri o il più dialettale zillàco) così come anche in Puglia (dove ci si riferisce con il termine Ciriè o Sciriè, che indica anche altri pesci della stessa famiglia), non ho trovato al momento alcun commento su un soprannome in calabrese di questo curioso pesce.
Facendo qualche ricerca compaiono diverse segnalazioni: alcuni lo appellanno (erroneamente) come tòrdo, altri ne parlano come di surìglia o persino come zìngara. Eppure non c’è parere unanime e concorde su come si chiami questo pesce, fotografato alle scogliere cittadine e non certo nei meravigliosi anfratti subacquei di località Cicala o Scifo. Un po’ una ennesima dimostrazione che in fondo non siamo una città di mare.
Ad ogni modo, se la telecamerina continuerà ad assistermi, c’è davvero di tutto da riprendere. Dalle murene ai cetrioli di mare, dalle occhiate alle salpe, dai dentici alle ricciole, senza dimenticare i numerosi esemplari di granchi e le tante spugne di mare ancorate ai nostri scogli. Tutto a pochi metri da noi, che neppure ce ne accorgiamo.

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