Non si possono interpretare diversamente le inusuali parole di Sergio Mattarella, che ieri ha rivolto un altrettanto insolito appello agli attivisti della Global Sumud Flotilla, chiedendo loro di “fermarsi” per non rischiare la pelle. Dopo diversi attacchi rimasti impuniti, le imbarcazioni sono oramai prossime alla meta e nessuno è più certo di cosa possa accadere una volta entrate nelle acque di competenza israeliane.
Il timore del presidente sembra sincero, e lascia trapelare la realtà delle cose: in caso di attacco, non possiamo proteggervi. Non possiamo far nulla. Ha messo le mani avanti, Mattarella, si è preso la responsabilità di dire quello che tanti politici non riescono (o non vogliono) dire. E rimarrà una delle pagine più basse della nostra storia: non solo sosteniamo ancora Israele nel suo genocidio contro i gazawi, ma gli diamo carta bianca anche contro i nostri connazionali.
Dalla Flotilla fanno sapere che proseguiranno. L’obiettivo – com’è evidente – non è tanto il trasporto di aiuti, ma la rottura del blocco navale. Il tutto mentre Netanyahu, ricercato per crimini di guerra, è andato a parlare all’Onu, dove ha ripetuto tutta una serie di falsità. Ed è un mondo decisamente al contrario se un criminale di guerra gira il mondo senza essere ammanettato, mentre chi vuole aiutare le vittime di quella guerra rischia di morire.
Vorrei poter pensare che un giorno guarderemo questi anni, tutto ciò, con orrore. Ma il rischio, con i tempi che corrono, è che per questo precedente si proverà ammirazione.
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