Oggi mi è capitato di dare una notizia inaspettata: Webuild ha aperto le selezioni per i lavori del Ponte sullo Stretto, o per meglio dire i posti di lavoro sono richiesti da Eurolink, che fa sempre parte del gruppo. Visitando la pagina delle selezioni, si noterà subito che si tratta prevalentemente di ruoli amministrativi (buyer, controllo qualità, audit, compliance e chi più ne ha più ne metta). Scritto più in piccolo c’è anche una selezione per assistenti di cantiere, mentre la selezione di operai rimane ad oggi “spontanea”.
La notizia è curiosa, perchè è stata pubblicata con notevole enfasi per coprire un’altra notizia trapelata nella tarda mattinata odierna, ossia che la Corte dei Conti ha confermato i dubbi sull’infrastruttura, imponendo un nuovo stop al progetto. Detta in altro modo, i famigerati cantieri non partiranno neppure per quest’anno. E l’anno prossimo si vedrà.
Sembra di assistere ad un teatro, dove da una parte abbiamo la realtà dei fatti – cantieri bloccati ed iter fermo in quanto incompleto e lacunoso – e dall’altra abbiamo la narrazione dei fatti – tutto imminente e pronto all’avvio senza intoppi – in un non meglio precisato gioco delle parti dove identificare la verità si fà via via più difficile.
Cosa ne sarà di tutte queste candidature, se ancora non si possono neppure programmare i cantieri? Siamo di fronte, probabilmente, ad uno spot, anzi, ad uno specchietto per le allodole. Le società vogliono accreditarsi come pronte, in procinto di partire. Una sceneggiata propedeutica, verosimilmente, a poter richiedere il risarcimento miliardario quanto tutto questo entusiasmo sfumerà in un nulla di fatto.
Vale la pena ricordare, dunque, la critica più pesante mossa dalla Corte dei Conti, ossia l’assenza dei fondi necessari per l’opera. Semplicemente, al netto degli annunci, non ci sono. Nessuno sa da dove prenderli. E visti anche i tagli ad i Ministeri (tra cui quello delle Infrastrutture) è sempre più difficile credere che ce li metterà lo Stato.
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