Manca l’acqua. Piove sul bagnato. In città siamo di fronte all’ennesima carenza idrica nell’arco di pochi giorni, questa volta però non a causa di “interventi urgenti” o “danni improvvisi” alle condotte, ma causata dalla carenza d’acqua nell’invaso di Calusia, che dalla Sila scende seguendo il corso del Neto. O per meglio dire, dovrebbe scendere seguendo il corso del fiume.
La preziosa acqua degli invasi silani serve infatti per alimentare una centrale idroelettrica – quella di Calusia per l’appunto, a Cotronei, gestita da A2A – tramita una articolata serie di condotte e tubature che collegano direttamente i laghi all’invaso. Un’opera ingegneristica degna di nota, che ha permesso di garantire l’acqua potabile a tutta la valle del Neto.
L’acqua raccolta in Sila viene usata per produrre energia elettrica. Una parte evapora durante il processo, un’altra parte non è più utilizzabile, mentre quella che rimane viene recuperata e diretta verso i cosiddetti potabilizzatori che la rendono, per l’appunto, potabile e sicura quando sgorga dai nostri rubinetti.
La nota della Sorical è stata chiara: c’è meno acqua perchè la vasca dei rilasci di A2A ne conteneva semplicemente di meno. Meno acqua alla fonte, meno acqua al potabilizzatore. La cosa ha causato una dura reazione del sindaco, che parla di una vergogna e promette azioni legali a tutela dei cittadini. Al contempo, però, l’A2A sostiene di aver trovato anche lei meno acqua alla fonte, cioè nei laghi, a causa della siccità.
A tal proposito, è bene ricordare una notizia passata in sordina ad inizio mese: era l’1 di ottobre quando venne definito il razionamento dell’acqua degli invasi silani, dando priorità all’uso potabile. Le piogge di metà mese avevano ridato speranza, ma il 15 ottobre era stata proprio A2A ad annunciare un’autonomia di massimo 20 giorni. Due notizie, queste, alle quali evidentemente nessuno ha dato peso.
La vera notizia sarebbe la siccità in autunno, che però è oramai endemica viste le scarse (anzi, assenti) precipitazioni estive. Quel poco di acqua che resta lo sprechiamo in perdite e rotture che non trovano mai soluzioni definitive, con continui danni “urgenti” che sversano chissà quanti metri cubi del prezioso liquido. Pare che perdiamo, ancora oggi, quasi il 50% dell’acqua potabile che riceviamo.
A nulla sono serviti i fondi, i finanziamenti, gli stanziamenti, i miracolori progetti del Pnrr e chi più ne ha più ne metta. Continuiamo a fare acqua da tutte le parti, e cerchiamo sempre un capro espiatorio. Fino a qualche anno fa (ricordate?) era sempre colpa di Sorical. Ora tocca ad A2A. Ma la verità, forse, è che non abbiamo fatto nulla per migliorare la situazione, pagando lo scotto due volte (anzi, tre, considerando le bollette che arrivano).
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