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Le opere del Museo del Mare e dei Miti

Collocazione opere artistiche Museo del Mare e dei Miti Crotone
Dove si trovano queste installazioni artistiche?

Molte persone lamentano spesso che nella nostra terra ci sia una grave carenza di arte. Non ho mai condiviso questa affermazione, ed ho sempre pensato che una frase di questo tipo possa uscire solo da bocche poco informate, o comunque che di arte ne capiscono quanto un semplice testo scolastico. In molte discussioni da aperitivo, mi sono sempre sentito dire che altrove le città sono piene di installazioni artistiche, di statue, di opere futuristiche, e quant’altro… Mentre qui da noi, a causa di questa mancanza di arte, è già tanto che mettono gli addobbi per Natale.

Questa osservazione è però ingannevole. Considerando che c’è moltissima gente dedita all’antica arte del vandalismo, vuoi per un motivo o per un altro, lasciare per strada un qualunque oggetto può essere controproducente. Non si contano pittori, scultori e musicisti che popolano la città (e la provincia) di Crotone, come tutta la Calabria del resto. Solo che ad esporsi c’è sempre qualche rischio, da noi…

E questo rischio l’hanno voluto correre quelli del Museo del Mare e dei Miti, che in un periodo compreso tra il 2005 ed il 2007 hanno piazzato lungo le strade del Crotonese 14 installazioni artistiche, seguendo due temi principali: I Pianeti del Sistema Solare e gli Elementi del Passato.

Purtroppo per loro, questo tentativo di arte contemporanea non ha preso nel nostro territorio. È vero, le opere (e gli artisti) di arte contemporanea possono sembrare molto “strani” certe volte. Assurdi, insensati, ed anche osceni! Ma alla nostra mente basta poco per interpretare qualcosa. Basta poco per dare un senso ad un oggetto con una strana forma. Addirittura, bastavano le poche informazioni scritte vicino alle opere per comprenderne il significato. Ma… tra vandalismo, incuria e menefreghismo, le opere non sono solo state dimenticate, ma anche additate come inutili e senza senso. E sopratutto, poche persone sanno che queste opere esistono, e siano piazzate su una strada che percorrono almeno un paio di volte al mese.

Questa cartina con i punti delle installazioni ormai non è più valida. Molte opere sono state spostate, altre sono state distrutte e non si possono più vedere. Ad ogni modo, analizziamo nel dettaglio il progetto, vedendo tutte e 14 le opere che sono state create per abbellire la città, e che purtroppo hanno avuto una fine prematura.

Il progetto promosso dal museo è semplice, ed i due temi sono altrettanto intuitivi. Il tema dei Pianeti del Sistema Solare, con relative 9 opere, ha un doppio significato. Tende principalmente ad identificare delle caratteristiche della nostra zona con gli elementi dei relativi pianeti, e vuole piazzare (in qualche modo) la nostra terra nell’universo. Obiettivo arduo e (purtroppo) fallito, ed anche qui per più di un motivo. Anzitutto, la maggior parte delle opere furono originariamente piazzate lungo la SS 106, presso bivi e incroci stradali. Non proprio il massimo per fermare la macchina e scendere. In seguito allo spostamento, non furono indicate informazioni sulle opere. Certo, le informazioni sono su Internet, ma si diffusero poco, anche perché l’informazione locale non diede molto spazio alla cosa.

Il tema degli Elementi del Passato invece, con relative 5 opere, è più intuitivo già al solo nome. In netta contrapposizione alle opere contemporanee sui pianeti, ci si propone l’obiettivo di “copiare” 5 importanti elementi del nostro passato , al fine di esporle al pubblico giorno e notte. Le opere sono Eros e Psiche, un Elmo Corinzio, il Cippo d’ancora di Phaillos (dedicato ad Hera), un’Anfora da trasporto di tipo Greco-Romano / Greco-Italica ed una Sirena Alata.

Nulla di eccessivamente incomprensibile. Nulla al di fuori della portata di una normalissima persona. Eppure, questo progetto ambizioso quanto semplice, si è visto dimenticato nel nulla, tra l’indifferenza di tutti. Da qui nasce l’articolo che state leggendo. Analizzerò nel dettaglio le 14 installazioni artistiche dimenticate (e più avanti, anche le altre installazioni) del progetto del Museo del Mare e dei Miti.

Preparatevi qualcosa da mangiare, ed armatevi di pazienza 🙂 Iniziamo con i pianeti del sistema solare, elencati in base al loro ordine naturale!

Piazzetta Mercurio

Mercurio – di Claudia Peill

Il primo pianeta del sistema solare è Mercurio, e con la sua “dedica” iniziamo questa scoperta delle installazioni artistiche.

Dove?

L’opera si trova sulla SP50, ossia la strada che porta da Capo Colonna verso località Semaforo, verso Salica (passando da Alfieri). È una semplice piazzetta di sosta, molto piccola (può contenere al massimo due auto, che sporgono pure sulla strada), che affaccia direttamente sul lembo di terra di Scifo.

Cosa vuol dire?

L’artista ha voluto rappresentare i contrasti del pianeta, riferendosi alla temperatura. Mercurio infatti passa dai quasi 500° nelle zone illuminate (bruciate) dal sole ai circa -200° nelle zone di ombra. L’artista ha rappresentato questo contrasto con i due colori che tradizionalmente sono gli opposti perfetti.

Le due lastre, alte circa 3 metri, sono puntate alla Colonna di Capo Colonna ed al Faro di Capo Colonna. Tenderebbero a rappresentare un collegamento diretto (in prospettiva) tra il vecchio e il nuovo. Inoltre, originariamente, le due lastre erano dotate di due led blu, posti in alto. L’intera base di cemento aveva disegnata, sempre con dei led blu, il simbolo di Mercurio.

Ed oggi?

Oggi la piazzetta non è più come in foto. Ovviamente, i led non funzionano più (avranno funzionato per qualche settimana). La pavimentazione della piazzetta sta seguendo il corso naturale delle cose… sta franando insieme al terreno. Inoltre, l’intera zona è stata riutilizzata come discarica. Ci si può trovare lavatrici, frigoriferi, ma anche sacchetti di spazzatura. Non esistono indicazioni per questa installazione, che sta li ad arruginirsi senza memoria. Ovviamente, senza informazioni, queste due lastre sono oggetto di prese per il culo e sfottò, e sono viste come sprechi di soldi. Inoltre, in questo caso, la locazione non aiuta molto. Si trova in una strada che di per sè non è molto trafficata, se non d’estate. Ed anche d’estate, la cattiva condizione della piazzetta (e la mancanza di informazioni) non è di certo invitante per fermarsi a guardare in mezzo a quelle due lastre.

Spiazzo di Venere

Venere – di Patrizia Molinari

Una pietra. Una roccia. Nù nozzùlu. Se si possa definire un’opera artistica è difficile dirlo, cerchiamo di capirne il significato.

Dove?

Questo grande masso di arenaria, trovato proprio lungo la costa sottostante, si trova nel Parco Archeologico di Capo Colonna, al bivio all’ingresso. Si trova in un punto ben visibile, anzi, si potrebbe dire che sia stata vista da tutte le persone che passano, dato che si trova proprio sulla strada.

Cosa vuol dire?

Non è un’opera lavorata a mano. Non è una scultura, ma è semplicemente un masso, preso dal mare sottostante, e posizionato sul terreno. Sembra cozzare totalmente con Venere, pianeta dedicato alla femminilità, alla bellezza. Invece l’artista ha voluto nasconderci proprio tutto. Ha voluto nasconderci il significato dell’opera, tanto che ai più sembra (e sembrerà) solo una pietra. La roccia è frutto di una accurata ricerca, e lo si può capire dalla forma, che è molto simile ad un triangolo. L’artista ha voluto rappresentare allo stesso tempo sia la femminilità, con la forma triangolare, sia l’immobilità in confronto ai pianeti del sistema solare, come a dirci che questa è la nostra condizione in confronto a loro: fermi. In più,il caratteristico colore della roccia vuole rappresentare Venere come stella del primo mattino, dato che il pianeta è visibile dall’alba fino al tramonto. Ad ogni modo, mi permetto di aggiungere una piccola parentesi: non era per caso il triangolo con la punta verso il basso il segno della femminilità?

Ed oggi?

Essendo una roccia, non ha bisogno di particolari manutenzioni. Ancora oggi si trova nella stessa posizione che vedete in foto, con sotto molta più erba, rigorosamente incolta.

Impianti per la Terra

Terra – di Ferdi Giardini

Una serie di installazioni artistiche particolari, e sicuramente l’opera con più esemplare realizzata in questo progetto.

Dove?

Questa serie di installazioni artistiche (non so il numero preciso) si trova presso l’aeroporto Pitagora, a Sant’Anna, a poco più di una decina di Km da Crotone. Le opere sono installate, come potete vedere dalla foto, nei prati antistanti i parcheggi e le vie di ingresso/uscita dell’aeroporto.

Cosa vogliono dire?

L’artista in questo caso ha voluto rappresentare la forma più primitiva della terra, la cosa più basilare che esista. Ed ha ben pensato (forse aiutato anche dal suo cognome) a dei germogli nel prato. A questo si riferiscono questa serie germogli, creati interamente in rame e plexiglass, verniciati di rosso e arancione, per risaltare in mezzo ai colori dei prati nostrani. L’artista ha voluto ricreare la forma di un germoglio di qualche giorno, che riesce a resistere alla pioggia e al vento fino a diventare una pianta vera e propria, a raffigurazione della vera forza del nostro pianeta.

Ed oggi?

Sinceramente, le poche volte che ho avuto modo di andare all’aeroporto, non mi sono mai accorto della presenza di queste installazioni… E di conseguenza, non so in che stato siano oggi. Provvederò in seguito :p

Il Pianeta Marte

Marte – di Gloria Pastore

Una delle opere più semplici ed al contempo più riuscita. Ma purtroppo, non è piaciuta molto alla “critica”.

Dove?

L’opera oggi si trova nei giardini del Museo Archeologico di Capo Colonna, poco dopo l’opera dedicata a Venere. Sebbene sia abbastanza visibile dalla strada (erba incolta permettendo), non vi sono particolari indicazioni o spiegazioni. Inoltre, si trova nel bel mezzo del prato, e questa è una bella limitazione. Vediamo perché…

Cosa vuol dire?

L’opera è realizzata in alluminio, ed all’esterno vuole raffigurare degli ipotetici continenti del pianeta marziano. Il rosso è ovviamente un chiaro riferimento al colore del pianeta. I continenti sono stati realizzati a mò di mosaico, con delle piastrelline lucide di forma quadrata. La sfera è anche dotata di un cerchio di vetro, attraverso il quale si può sbirciare all’interno della “grande palle”. Dentro, troveremo un’altro pianeta, più piccolo, sospeso nel centro! Per di più, è anche fluorescente, quindi ben visibile anche di giorno. L’artista ha voluto rappresentare così sia la forza che il mistero di Marte, caratteristiche che possiede entrambe, ed in grande quantità!

Ed oggi?

Da diverso tempo, l’opera risiede nel punto mostrato in foto. Ultimamente, è più arrugginita e meno considerata. Ma originariamente l’opera non era esposta nei giardini del museo, bensì lungo la SP49 in direzione Capo Colonna, lungo la seconda piazzola di sosta. Il posto era decisamente perfetto! La piazzetta, di forma semicircolare, con ampio panorama sul mare, ben si addiceva per l’esposizione dell’opera dedicata ad un pianeta come Marte. Purtroppo però, alla “critica” non è piaciuto molto, tant’è che questa grande palla si ritrovò a rotolare lungo la piazzetta già qualche settimana dopo l’installazione…

Installazione per Giove

Giove – di Massimo Uberti

Una delle opere più semplici e più viste.

Dove?

L’installazione si trova in Piazza 16 Novembre 1989. Non vi dice niente? Forse perché questo è il nuovo nome di Piazza Stazione, appunto antistante alla stazione dei treni di Crotone. L’opera è situata nel parcheggio, retta su una base di cemento che è anche una panca.

Cosa vuol dire?

Forse questa è l’opera più semplice di tutte. Si tratta di una specie di teca in vetro, come se fosse un cartellone pubblicitario. Da un lato, possiamo vedere una stampa di Giove, fotografia del bronzo realizzato da Roan. Dall’altro lato, una rappresentazione spaziale del pianeta Giove e di diversi suoi satelliti. Insomma, un’unione di storia e scienza. All’interno della teca sono presenti dei Neon, che illuminano entrambe le facciate.

Ed oggi?

L’opera non è stata spostata, e si trova ancora di fronte alla stazione, nel parcheggio. Stranamente, non è stata nemmeno presa d’assalto dai vandali (forse a causa della vicinanza con la stazione dei Carabinieri?). Ad ogni modo, non sempre i neon si accendono, ma di per se è una delle opere meglio conservate.

L’installazione per Saturno

Saturno – di Fiorella Rizzo

Una delle opere più strane e meno accessibili, dedicata all’imponente Saturno.

Dove?

L’opera è situata al primo bivio per Le Castella, lungo la SS160/E90. La sua posizone è la più “estrema” di tutte le opere, e la rende l’installazione artistica più difficile da contemplare. Considerata anche la mancanza di illuminazione stradale, la sera è praticamente impossibile da vedere, se non quando la illuminate con i fari della vostra auto.

Cosa vuol dire?

L’artista ha voluto rappresentare (con un ottimo risultato) una delle caratteristiche peculiari del pianeta, la lontananza da noi. Compito che riesce già per il luogo dell’installazione, distante e poco accessibile. Il “laccio d’acciao” che collega la piazzola di cemento con la sfera, indica il collegamento, difficile e articolato, tra noi e il corpo celeste. Allo stesso tempo, serve a trattenere il lontano pianeta nella nostra terra, al fine di poterlo osservare e contemplare.

Ed oggi?

Oggi la situazione è la stessa della fotografia. L’opera si trova li, ferma e dimenticata da tutti. Si sta costruendo una nuova strada li vicino, un nuovo svincolo, che dovrebbe portare anche una nuova illuminazione stradale.

La dedica ad Urano

Urano – di Flavio Favelli

Ecco a voi l’opera più conosciuta e più incompresa da tutti: Crotone – Urano! Questa bella dedica, che sopratutto durante l’esta è molto visibile anche ai turisti che vengono dai vicini villaggi turistici, ha reso quest’opera emblematica e carica di mistero, dato che nessuno si riesce a spiegare il suo significato.

Dove?

L’opera si trova al bivio di Salica, seguendo la SP50 in direzione Isola Capo Rizzuto. Anche in questo caso, si trova in una svincolo, che in questo caso è però ben illuminato. Basta passarci con la macchina per leggere la grande scritta, e non c’è la necessità di fermarsi. Ad ogni modo anche qui le informazioni sono molto scarse, anche se in questo caso, paradossalmente, la mancanza di informazioni ha favorito la fama di questa installazione, che è ben conosciuta anche dai turisti.

Cosa vuol dire?

L’artista ha semplicemente tirato su un muro. Da un lato, vedremo capeggiare la scritta “Crotone 0 – Urano 0“, mentre dall’altro vedremo “Crotone 1 – Urano 0“. Inutile specificare che l’artista in questo caso è un patito di calcio. Con quest’opera ha voluto rappresentare l’apprezzamento nel nostro territorio per il gioco del calcio, rappresentando un risultato ideale che tutti vorrebbero raggiungere: vincere contro tutti i nemici, anche quelli più distanti. Come lui stesso dice, questo è un “tabellone ideale”. È sicuramente l’opera che più si distacca dal concetto dei pianeti del Sistema Solare, dato che non ricalca nessuna caratteristica di Urano, di cui c’è solo il nome.

La leggenda:

Attenzione attenzione, perché in questo caso abbiamo addirittura una “leggenda” che riguarda l’opera! Come ogni leggenda che si rispetti, non si sa a quando risalga, anche se è molto probabile che sia nata in concomitanza con il posizionamento dell’opera, giusto per dargli una spiegazione. Stando a quanto si racconta, in quella zona viveva un pazzo. Spesso durante il giorno, in preda ad “attacchi di pazzia” questo scappava di casa, finché, tornato lucido, non ve ne faceva ritorno. Una notte, in preda ad i suoi soliti attacchi, questo scappò, e vi ritorno solo al mattino. I parenti, preoccupati ma abituati, lo aspettarono a casa come sempre. Quando tornò però, raccontò una storia diversa. Raccontò di aver visto gli alieni! Nessuno gli credette, ma lui continuò a raccontare cosa aveva visto. Raccontò di essere arrivato in un campo molto grande, dove trovò tutti i giocatori del Crotone Calcio. Questi stavano aspettando i loro avversari, che arrivarono poco dopo con la loro astronave: era la squadra dell’Urano Calcio. Si disposero nel campo, ed iniziarono a giocare a pallone. Partita regolare, 90 minuti. Il primo tempo si concluse in parità, 0 a 0, ma alla fine del secondo tempo, il Crotone segnò una rete, e la partita si concluse 1 a 0 per la squadra di casa. Ma non è finita qui! Perché gli avversari (gli alieni) avrebbero addirittura giurato che in caso di vittoria avrebbero distrutto la terra!! Ma per fortuna, avendo vinto il Crotone, la squadra nostrana ha salvato il pianeta terra. Nessuno, ovviamente, gli credette…

Alla morte del pazzo, di cui non si sa ne nome ne abitazione, decisero di onorarne la memoria con questa opera, che segna i risultati di primo e secondo tempo. 🙂

Ed oggi?

Oggi l’installazione si trova nello stesso punto di sempre, non si è spostata di un centimetro. È ben conservata, e si trova in un punto che, sopratutto d’estate, è molto visitato. Non necessitando una fermata per essere apprezzata, la si può osservare dettagliatamente senza lasciare la macchina in mezzo alla strada. Purtroppo, anche in questo caso, come ho già detto, non abbiamo informazioni riguardo l’opera. Una curiosità: le scritte sono fatte interamente con dei gusci di Cozze!

L’opera per Nettuno

Nettuno – di Antonio Riello

Un’installazione artistica essenziale e semplice, ma con un significato che va ben oltre a quello che mostra.

Dove?

Questa installazione, se siete andati almeno una volta nella vita a Capo Colonna, l’avete vista. Si trova proprio al bordo della SP49, in via Hera Lacinia, poco dopo la Baia dei Greci. Ovviamente, andando verso Capo Colonna, poco prima del parco archeologico. È posizionata lato mare, vicino ad una strada sterrata che scende a mare.

Cosa vuol dire?

Il significato dell’opera è talmente semplice che sarà sfuggito a molti: è una finestra sul mare. Un’omaggio appunto a Nettuno, divinità del mare. Se state pensando che il mare lo potete vedere da qualunque punto sulla costa, avete perfettamente ragione. Ma in questo caso, l’artista ha voluto racchiudere un significato molto profondo. Ci ha voluto far rendere conto di quello che abbiamo appena fuori da casa, dietro una finestra, che in questo caso punta verso una zona importantissima per Crotone, ossia l’antico parco archeologico. Inoltre, ha creato l’opera come “muro di passaggio” per tutti. L’intenzione infatti era quella di raccogliere sulle pareti messaggi di viaggiatori, passanti, turisti e quant’altro. L’invito però sembra non essere mai arrivato, tant’è che l’opera si è aggiudicata il nome di “aborto”, e si crede che sia un modo per recuperare due pareti di una casa abusiva mai finita. Un’altra particolarità è la presenza ripetuta del numero 8, in blu, per tutte le pareti. L’8 è il numero del pianeta Nettuno, e l’azzuro è stato scelto come riferimento non solo al colore del pianeta, ma anche al mare. Infine, una curiosità: se ci andate all’alba, vedrete sorgere l’alba, per quasi tutto l’anno, proprio dentro alla finestra.

Ed oggi?

Oggi l’installazione si trova ancora al suo posto. A dispetto della foto, la panca di plastica è stata sostituita con una panca di alluminio delle stesse dimensioni. Questa però ì l’unica buona nuotizia. Le finestre sono sparite, è ora c’è solo un varco nel muro. Le pareti hanno perso il numero 8, scoloritosi (penso) per via della pioggia e delle intemperie. Il sentiero creato per raggiungere la postazione non esiste più, c’è solo fango e terra, e le piante e i fiori messi per abbellire la zona sono tutti morti (causa anche la mancanza di irrigazione). Come tutte le altre opere, ovviamente, non esiste ne un cartello ne un foglio illustrativo a spiegazione dell’installazione, che, sebbene si trovi in una strada frequentatissima, non è mai stata degnata di attenzione.

Interpretazione di Plutone

Plutone – di Riccardo Monachesi

Oggi Plutone non è più classificato come un pianeta, ma all’epoca si aggiudicò anche lui la sua opera personale.

Dove?

Si trova lungo la stradina che collega, costa cosa, il parco archeologico alla Chiesa della Madonna di Capo Colonna. Saremmo in località Curmo, ma per i più questa zona non ha un nome se non Capo Colonna. La strada è molto utilizzata, e l’opera è forse quella più visualizzata di tutte, dato che ti trova proprio su una curva.

Cosa vuol dire?

In questo caso, abbiamo un’interpretazione molto personale da parte dell’artista, che ha rappresentato Plutone (o Pluto) nell’atto di cadere verso l’Ade. Questo spiega la posizione inclinata del piano sul quale è poggiato, e l’apertura delle braccia. L’opera è realizzata completamente in Creta, ed è divisa in blocchi. Questa divisione rappresenta la lontananza dal pianeta, e dal passato. Il colore scelto invece serve come riferimento ai campi di grano maturi.

Ed oggi?

Oggi l’opera è ancora posizionata li, ma non è stata tanto fortunata. La “critica” ha ben pensato di dimostrare il suo dissenso colpendo l’opera con dei sassi. Essendo creta, questa risulta danneggiata in molti punti, e non è possibile ripararla. In questo singolo caso, abbiamo a disposizione un piccolo leggio informativo, contenente le informazioni sull’opera. Purtroppo però, il leggio si trova oltre la recinzione di legno… Manca anche illuminazione serale, anche se dopo le 19:00 il parco non è più accessibile.

Se siete arrivati fin qui, avete avuto molta pazienza! E devo farvi i miei complimenti. Non solo avete deciso di impegnare un bel po’ di tempo a leggere tutto questo papello di roba, ma cosa più importante, avete dedicato del tempo ad apprendere delle cose sul nostro territorio che non sapevate! Un ottimo modo per impegnare del tempo 🙂

Con questa prima mandata di informazioni, abbiamo concluso il primo ciclo di installazioni artistiche del Museo del Mare e dei Miti, ossia la parte dedicata ai Pianeti del Sistema Solare. Come abbiamo visto, le opere sono rappresentazioni molto personali, e questo vuol dire che una buona parte non ci piacerà, o non ci troveremo nulla di collegato ai pianeti. Questa è l’arte, non sempre rispecchia ciò che vediamo, e sta a noi capire cosa ha visto l’artista, come ha deciso di rappresentare una cosa. Capire il perché ha scelto una via invece che un’altra. Sopratutto per quanto riguarda l’arte contemporanea.

Ora invece passiamo alla seconda ed ultima parte delle installazioni, ossia gli Elementi del Passato. In questo caso ci imbatteremo in opere classiche, cose che abbiamo già visto e che conosciamo, e già studiate anche a scuola in alcuni casi. Questa parte del progetto contiene appena 5 opere, molte di meno rispetto ai pianeti, ma comunque molto importanti.

Se siete arrivati fino a qui, prendete fiato e andate alla pagina seguente 🙂 Vediamo gli Elementi del passato, elencati in ordine alfabetico!

Anfora Greco Romana

Anfora Greco-Romana / Greco-Italica

Nella foto potete vedere l’originale anfora, ritrovata nei fondali dell’area protetta di Capo Rizzuto.

Dove?

L’anfora originale è conservata presso il Museo Archeologico Nazionale di Capo Colonna.

La riproduzione è esposta a Le Castella.

Cos’era?

é un’anfora da trasporto realizzata tra il 3° e 2° secolo a.C., fatta di terracotta. Veniva utilizzata per trasportare oli e spezie.

Ed oggi?

L’artista ha realizzato una copia identica dell’anfora, sempre e solo in terracotta. Oggi la copia è stata adagiata a Le Castella, su un letto di ghiaia, e protetta da una lastra di vetro.

Ceppo d’Ancora

Ceppo d’Ancora di Phaillos

Questo oggetto è un’antica ancora, con suscritte delle incisioni di tipo religioso. È stato ritrovato, con un colpo di fortuna, sulla spiaggia di Capo Cimiti, adagiato sulla sabbia, trasportato dal mare.

Dove?

Il pezzo originale è conservata presso il Museo Archeologico Nazionale di Capo Colonna.

La copia fù posizionata sul lungomare di Crotone, tra il Lido Tricoli (Ex Moby Dick, oggi La Cambusa) e l’edificio per l’Area Marina Protetta. Di fronte al New York.

Cos’era?

Come già detto sopra, era un’antica anfora, quando ancora non avevano la forma che oggi tutti conosciamo. Veniva legata ad una corda e lanciata in acqua, finché non si incastrava con qualcosa. Molto probabilmente fu persa in mare. Questa risale al 5° secolo a.C, ed è fatta interamente di Calcarenite. La particolarità dell’ancora è rappresentata dalle incisioni. Scritte interamente in caratteri Achei, possiamo leggere “A Zeus Meilíkhios; Phaíllos eresse“. Phaillos era un famoso atleta Crotoniate, e si pensa che lo Zeus chiamato in causa fosse un’antica divinità protettrice dei marinai.

Ed oggi?

Alla critica non è piaciuta molto l’opera, che è stata buttata giù a colpi di calci e spinte di gruppo, e dopo fatta sgretolare a furia di bombe e spranghe. Oggi della riproduzione resta solo il basamento tra i due edifici. Rimane solo il panorama sul mare e sulla costa…

Elmo Corinzio

Elmo Corinzio

Questo spettacolare elmo, incredibilmente intatto, è stato casualmente pescato a Capo Cimiti nel 1937.

Dove?

L’originale è custodito presso il Museo Archeologico Naziona di Reggio Calabria.

La copia è esposta presso la stazione ferroviaria di Crotone.

Cos’era?

Non credo ci sia bisogno di spiegazioni. Si tratta di un’antico elmo Corinzio, in bronzo, che presenta una “botta” sopra la fronte. Risale all’età arcaica, e venne fortunatamente ritrovato nelle reti dei pescatori locali.

Ed oggi?

Oggi l’elmo non risiede più presso la stazione dei treni (e sinceramente non ho idea di quando mai sia stato li). Dovrebbe essere quello esposto al Museo Archeologico Nazionale di Capo Colonna, anche se li quello esposto viene indicato come il vero… mistero!

Eros e Psyche

Eros e Psyche

A scuola l’abbiamo studiata tutti, molto probabilmente con il nome di Amore e Psyche. Questa riproduzione venne ritrovata proprio al largo delle coste Crotonesi, presso Punta Scifo (nel relitto P. Orsi), nel 1921.

Dove?

L’originale è custodito nel Museo Archeologico Nazionale di Capo Colonna, assieme agli altri numerosi reperti trovati nel relitto affondato.

La copia è esposta presso Capo Rizzuto.

Cos’era?

La storia di Eros e Psyche è presente su tutti i testi scolastici, dato che ne studiamo sopratutto le diverse riproduzioni “moderne”. In realtà si tratta di una storia tramandata da tempi ben più remoti, e ne abbiamo dimostrazione con ques’opera, datata presumibilmente all’età imperiale Romana. Molto probabilmente, la statua era una copia di una precedente scultura di origine Ellenica. È realizzata interamente in marmo, e fortunatamente si è ben conservata fino ai giorni nostri.

Ed oggi?

Oggi l’opera è ancora esposta a Capo Rizzuto, ma non si sa precisamente dove (se vicino all’Acquario, vicino al Convento, o vicino alla Torre Greca).

La Sirena Alata

La Sirena Alata

I reperti antichi sono spesso carichi di misteri, un po’ come la Sirena Alata ritrovata nel Parco Archeologico di Capo Colonna, nei pressi dell’edificio B (l’Heraion). Questa placchetta è uno dei reperti più antichi ritrovati in zona.

Dove?

L’originale è custodita all’interno del Museo Archeologico Nazionale di Crotone.

La copia è esposta presso l’Areoporto Pitagora, a Sant’Anna.

Cos’era?

In realtà in questo caso è difficile dirlo. Si tratta di una placchetta in bronzo, decorata precisamente, e risalente al 6° secolo a.C. Viene raffigurata una sirena con le ali, dall’espressione felice. Ci sono diverse idee su cosa stia ad indicare, ma si pensa fosse un oggetto religioso, in quanto è stato ritrovato nell’Heraion, ossia nel luogo di culto ad Hera.

Ed oggi?

Oggi la copia dovrebbe essere esposta all’interno dell’Aeroporto Pitagora, presso sant’Anna, ma come già detto precedentemente, non ho mai avuto modo di vederlo di persona, a differenza dell’originale.

E siamo così giunti alla fine del nostro viaggio! È vero, l’articolo è molto lungo, ma credo che valga la pena spendere un po’ di tempo per leggerlo. C’ho messo diversi giorni a scriverlo, dato il poco tempo a disposizione, ma a leggerlo ci vuole molto di meno.

A cosa servono queste 4500 parole è più, divise in tutte queste pagine? A far conosce un po’ di più ciò che abbiamo nel nostro territorio. In questo caso, il soggetto della riscoperta era l’arte, il sapiente metodo di criptare messaggi e significati dietro tele e sculture, al fine di dilettare i più. La cosa non è molto gradita, e sopratutto non è molto sponsorizzata. Ma, come spesso accade in Calabria, le cose ci sono ma non si vedono.

Per andare a vedere queste opere, non si deve essere schizzinosi. Bisogna accettare il fatto che qui le cose non vanno come altrove, e che uno spiazzo libero, indipendentemente dal suo utilizzo, diventerà quasi sempre una discarica, o un pisciatoio (qualità che la piazzetta Mercurio ha entrambe). Inoltre, bisogna comprendere che qui l’arte non è una cosa necessaria, non è essenziale. Spesso è vista come un’affronto alla vita semplice, sopratutto quando è carica di messaggi nascosti. Ed una cosa che sembra superiore, non è mai ben vista.

E poi, con una buona dosa di autocritica, bisogna anche comprendere che qui l’arte, sopratutto quella contemporanea, non è di casa. Ci sono moltissimi pittori e scultori a Crotone, ma pochi sono “futuristi” o “contemporanei”. Molti sono artisti classici, semplici, attaccati morbosamente all’idea di dipinto del mare, di natura morta, o delle colline. Niente di più, niente di meno.

Il progetto Mare e Miti esiste, ed è stato portato avanti, senza avere segnali dalla popolazione. È passato inosservato, e quelle opere sono state, fino ad oggi, per lo più schernite e derise. Ma sono ancora li, e ci rimarranno ancora per un bel po’! Quindi, invece di lamentarci che da noi manca qualcosa, dobbiamo avere almeno la decenza di informarci prima di parlare. Che poi non sia molto, è vero, ma come si fa ad aggiungere opere d’arte in una città che non solo non le gradisce e non le comprende, ma spesso anche le distrugge?

A questo articolo, in futuro, ne seguiranno altri simili. Grazie per la lettura… anzi, buon per voi 🙂

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