Andrà a finire che racconteremo che i fascisti ci liberarono dal fascismo. E ci crederemo pure. Non c’è altro modo di intendere e di analizzare il costante, pressante ed insistente revisionismo storico portato avanti sul 25 aprile, sulla liberazione dell’Italia e sui tanti partigiani che lottarono non solo contro i nazisti tedeschi ma anche contro i fascisti italiani. Ormai non ci si fa più caso, ed a distanza di 77 anni la ricorrenza ha forse perso buona parte del suo carattere, divenendo una sfilata per cani e porci.

Se in passato la monopolizzazione dell’evento da parte della sinistra ha rappresentato un problema, oggi ci troviamo nella condizione opposta. Oggi ogni istante e buono per ricordare che “tutti” parteciparono alla liberazione. Cosa che non è vera. I partiti e gli esponenti di destra giurarono fedeltà al re o si schierarono con la repubblica farlocca, e solo l’area liberale e repubblicana, ma anche democristiana e monarchica, si schierò contro l’invasione aderendo al Comitato di Liberazione Nazionale.

Eppure, di anno in anno è divenuta consuetudine l’esaltazione dei partigiani apolitici, meglio ancora se anti-comunisti o vicini ad ambienti di destra. Il TG5 dedica la puntata settimanale sulla storia alla Brigata Maiella, facendo leva proprio sul fatto che questa fosse apartitica. Come a dire: “Visto? Non c’erano solo comunisti e socialisti!“. Peccato che tale brigata sia considerata un unicum nel panorama nazionale del tempo, particolare che dev’essere sfuggito (ma vabbè, parliamo sempre di Mediaset).

E ancora, le critiche a chi non accetta i parallelismi con quanto sta avvenendo in Ucraina, come a dover per forza riconoscersi in una situazione totalmente diversa. È dovuto intervenire addirittura Mattarella, riuscendo a far fare una giravolta all’Anpi. Ed i cortei con le bandiere della Nato (!), mentre i leader di partito glissano sul concetto di democrazia che, a loro dire, sarebbe ciò che abbiamo ottenuto al termine della Resistenza.

Ecco, c’è molta confusione. Forse è proprio perché, passato tanto tempo, è impossibile preservare la ricorrenza. Ciò è naturale, ma permette anche una costante e continua speculazione sul suo significato: ormai ognuno può dire ciò che vuole, sul 25 aprile. Piccoli eventi o casi isolati sono ingigantiti ed equiparati a tutt’altre storie, ed ognuno, con il senno di poi, rivendica un pezzo di storia che si sta trasformando, giorno dopo giorno, in un evento “patriottico”.

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