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Ecco com’è fatto un “innesco”

Spesso, quando riporto notizie riguardanti incendi boschivi e di vegetazione, ricorre una frase. Al termine delle operazioni di spegnimento da parte dei Vigili del Fuoco, le forze dell’ordine indagano sulla natura del rogo: non si esclude alcuna pista, ma non si può dire che sia di natura dolosa in quanto non vengono individuati inneschi.

Cercare un innesco dopo un incendio è un lavoro scrupoloso e meticoloso, perchè rintracciare elementi andati a fuoco è ovviamente complesso. Anche perché non sempre i piromani usano materiali plastici, taniche o liquidi infiammabili: al contrario, nella quasi totalità dei casi si limitano ad incendiare la vegetazione secca.

In foto, vedete un raro caso di “innesco” non completamente bruciato. I Vigili sono intevenuti tempestivamente, spegnendo vari roghi apiccati a breve distanza l’uno dall’altro. In totale, erano stati creati quattro capannelli che sarebbero serviti – nell’intenzione del piromane – a propagare le famme nel resto della villetta. Un gesto deliberatamente criminale, attuato per altro nelle immediate vicinanze di diversi condomini.

Questo è il motivo pratico per cui è sostanzialmente quasi impossibile rinvenire degli inneschi, dopo un incendio. La vegetazione secca – molto più presente a causa del caldo eccssivo e della carenza d’acqua – fornisce il combustibile ideale, che permette, paradossalmente, il perfetto anonimato.

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