Come dice il detto: “Pasqua con i tuoi, Pasquetta con chi vuoi!“. La tradizione storica della pasquetta Crotonese è la grigliata in Sila, e tutt’oggi è forse l’attività più scelta da giovani e famiglie (anche se non si disdegnano abbuffate a mare o nelle campagne). La maggior parte delle persone, con “grigliata in sila”, intende arrivare a Villaggio Palumbo, e mettersi al bordo dell’Ampollino. E quest’anno non sono stato da meno.
Partito di buon mattino da Crotone, ero carico di buoni propositi. Per prima cosa, non vedevo l’ora di prendere qualche fresca boccata d’aria! Aria pulita, non aria di città. Poi il bordo del lago, circondato da infiniti alberi, ben diverso dal mare a cui sono abituato. Ed il lago stesso, grande ed allo stesso tempo “limitato” al suo spazio naturale. Ed anche i confini naturali, ossia alberi e monti fino all’orizzonte, anziché la solita distesa azzurra di acqua. Insomma, una buona alternativa alle giornate di sempre.
La mia prima considerazione ricade sulle strade. Raggiungere Palumbo è veramente semplice, sia per la buona cartellonistica sia per le strade in sé. La 107 “Silana-Crotonese” si percorre benissimo, ed anche dopo Cotronei, salvo qualche tratto di strada un po’ più trasandato, il viaggio è stato piacevole e poco impegnativo. E’ anche vero che abbiamo percorso la strada in un periodo non invernale, e quindi senza disagi dovuti alla neve. Unica nota dolente sono le numerose curve, causa di mal d’auto nell’ “uomo di mare” abituato per lo più a strade dritte e piane.
Sempre dopo Cotronei, il paesaggio cambia radicalmente. Abbandoniamo le campagne tipiche del Crotonese per entrare in un abiente diverso. Il primo forte impatto lo danno i colori della natura, di gran lunga più viva e rigogliosa, e i suoi odori. Stiamo salendo di quota, e si vede. Ma non è la prima cosa che salta all’occhio…
Come detto prima, la strada è “curve curve”, come è giusto che sia per una strada di montagna. Sia per una questione di stomaco, sia per una questione di sicurezza, imbocchiamo queste curve abbastanza lentamente, a differenza dei ben abituati abitanti del posto. Questa nostra lentezza ci rende consapevoli di un fatto strano: quasi ad ogni curva, è presente una discarica. Non credo che bisogni specificare che si parla di discariche non in regola, abusive.
Ad essere pignoli, tecnicamente non ci troviamo ancora nel Parco Nazionale della Sila, e solo un tratto della strada che collega Cotronei a Palumbo e all’Ampollino (la SS179) rientra nei confini del parco (parliamo di circa 2km di strada). Lo stesso Villaggio Palumbo non rientra nella Sila, tant’è che il luogo dove risiede è noto a tutti come Palumbosila. Ci troviamo comunque in un ambiente che potremmo definire Pre-Silano, che dovrebbe essere curato in egual modo.
Ed invece no. Il degrado di fronte a noi è inverosimile, sconcertante, e sopratutto inutile. Scendendo e salendo di quota, vediamo le pareti delle montagne costellate di scarti industriali, cemento, mattoni, travi, plastiche. Assi da stiro, tv, tavole da surf, mobili, copertoni… C’è di tutto. Poca spazzatura alimentare, pochi sacchetti di plastica domestici, ma sopratutto rifiuti ingombranti. Per la maggior parte, rifiuti dell’edilizia, come sacchi di cemento/calce, secchi di vernice, mattoni, mattonelle, pavimentazioni. E qualche lastra di ethernit, che non guasta mai.
Inizia così a diminuire, sempre di più, curva dopo curva, il mio “sogno Silano“. Ma non demordiamo! Magari è solo una strada di passaggio (anche se è l’unico collegamento dal Crotonese), ed anche se questo non giustifica affatto tutta quell’immondizia, andiamo avanti. Si guarda con dispiacere, ma si va avanti.
Arrivati al bordo lago, la situazione non cambia. Abbiamo trovato un buon posto per accamparci, pulito e con una bella vista, assolutamente ottimo. Ma non è così ovunque. Salta subito all’occhio la sporcizia presente nell’acqua, sporcizia composta da bottiglie di plastica, lattine, carte e buste di alluminio (come quelle per le patatine). Abbiamo avuto modo di vedere più volte una bella tavola da surf incastrata in una insenatura del lago, e passando dalla diga ci siamo fatti un’idea di quanto tempo sia passato dall’ultima pulizia delle acque. Inutile ripetere che, purtroppo, anche bordo lago erano presenti numerose discariche, fatte questa volta anche di sacchetti di spazzatura domestica.
La giornata è stata fantastica. Ho veramente apprezzato la possibilità che abbiamo, ad un paio di ore di auto, di svagarci in un ambiente che non il nostro. Di vedere qualcosa di diverso, semplice ma impressionante. Ma, purtroppo, ho avuto modo di constatare un brutto vizietto che abbiamo qui: il menefreghismo. Poco importa se siamo a mare o in montagna, i nostri rifiuti finiscono ovunque, non importa che siamo in un area protetta (marina o boschiva che sia), basta che non rimangano in casa nostra. E sopratutto se sono rifiuti ingombranti! Chi te la fa fare a portarli ad un centro di smaltimento? Buttali alla prima curva.
C’è un senso di non curanza veramente sgradevole nella nostra gente. Forse caratterialmente, forse ci è stato impresso come comportamento. Col passare del tempo, è bello vedere che le nuove generazioni sono più sensibili al tema, anche se sono ancora in minoranza. Sono però convinto di una cosa: sulla bocca di tutti c’è sempre lo stesso lamento, la mancanza di turismo nelle nostre zone. Vuoi per un motivo o per un altro, questo mantra è uno dei più ripetuti e sostenuti di sempre, sia a Crotone che nei vari paesi che hanno qualcosa da offrire. Ma allo stesso tempo, come si può desiderare che della gente venga nei vari luoghi che abbiamo a disposizione, se le stesse persone che ci vivono non ci tengono? Non è un deterrente, ne una scusa, ne un’affermazione tipo “se pulite viene gente“. No. Non è questo. E’ semplicemente un ragionamento alquanto logico.
In questo modo, a mio avviso, si creano due possibilità: o il “clientelismo locale“, ossia tanta gente come me che mette le discariche in secondo piano rispetto alla natura e ad una bella scampagnata, oppure il “clientelismo temporale“, ossia tanta gente che va a visitare il posto solo di inverno per sciare, o solo se “costretta” da determinati eventi (come, appunto, Pasquetta), o, nella peggiore delle ipotesi, solo per una volta proprio perché nota quel degrado.
Alla fine, citando una pubblicità: “lo sporco la fa da padrone“. Ed in entrambe le ipotesi dette sopra, indipendentemente se questo venga visto o ignorato, rimane li. E continua con la sua operazione di denigrazione del posto, nell’indifferenza totale (nel peggiore dei mali).
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