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Se nella svastica non c’è niente di male …

Non c’è limite allo show. Sopratutto quando si parla di show di consumo, misero e pacchettizzato. Quando si inizia a non avere più idee, o comunque quando il proprio prodotto (indipendentemente dal genere artistico) non sia così valido, si ricade in determinati luoghi comuni che possono attirare una determinata fascia di persone. I gruppi reggae fanno degli inni alla maria, in modo da attrarre un po’ tutti i fumatori (argomento condiviso un po’ ovunque), i gruppi rock di una volta parlavano di libertà, il rap del disagio. Oggi gli argomenti cardine non esistono più, e si generalizza molto. La musica inizia a non essere più veicolo di molto, dato che vengono veicolate sempre le stesse cose, in salse diverse.

Generalmente, i gruppi hard rock e metal, sono sempre stati associati a delle culture diverse, particolari. Solo intorno agli anni ’80 il nazi-punk ed il nazi-rock iniziarono ad essere spinti come generi, con concerti ed eventi a seguito. Sottoculture ben spiegate in alcuni film, uno fra tutti American History X. La quantità di informazioni e concetti mischiati tra neonazismo e white power ha trovato un terreno fertile oltreoceano, raggiungendo livelli a dir poco tragicomici.

Il top lo possiamo vedere nella foto qui a fianco. Una diciottenne pseudo-nazi che ritiene che nel simbolo della svastica non ci sia nulla di male. Una posizione sicuramente basata su concetti interessanti, ma prima di parlare facciamo un riassunto.

Dionna Colicchio, ora Dionna dal Monte, è una ragazza ribelle. Figlia di un attore, inizia ad apparire in tv dall’età di appena 6 mesi. La sua passione per la musica inizia sin da bambina, tant’è che scrive la sua prima canzone a 7 anni! Come se non bastasse, partecipa ad American Idol a 12 anni, e collabora con David Peel. Queste le poche righe presenti sulla sua bio su Wikipedia. Nonostante il suo curriculum da brava bimba, correlato di profilo facebook pieno di fotografie con attori famosi, amicizie di famiglia o comunque facilmente raggiungibili, non pensate che sia una nuova Selena Gomez. No, al contrario. Questa c’ha le palle oh! Basta guardare il berretto.

La questione che ha portato la nazi-Selena all’occhio indiscreto della stampa Italiana, risale agli inizi di Settembre 2013, quando la cantante, di chiara militanza nera, ha sfoggiato un simpatico tatuaggio sul seno: una svastica, incoronata da una spilla da balia. Inutile dirlo, la cosa ha scatenato molte polemiche, sopratutto tra il pubblico, che non ci ha pensato due volte a lanciare qualche bel fischio.

Ci si riferisce al Summer Jamboree, un evento organizzato annualmente a San Lazzaro, che richiama gli anni ’50, ed il mondo del Rockabilly. Ovviamente, un evento non politicizzato, quindi non un raduno di skinhead come quello che c’è stato di recente a Cantù. E proprio per questo motivo che la cosa ha destato molto scalpore, oltre al fatto che il concerto stesso è stato ospitato, guarda il caso, nel Parco della Resistenza. Il sindaco si è rapidamente mobilitato, cercando di capire come sia stata possibile una cosa del genere, rassicurando però che nessuno era a conoscena delle tendenze politiche della giovane. Scusa che è comunque difficile da credere.

La povera Dionna c’è rimasta male. Nonostante le sue foto da bad girl, con pistole e abbigliamento cattivo, dopo le minacce ricevute a San Lazzaro si è vista costretta a spostarsi con una scorta. Tra l’altro, ha perso la sponsorizzazione della Red Bull. Non mi ha stranito invece il fatto che se la sia presa (assieme al suo compagno) con la sinistra Italiana, che politicizza gli eventi (come la magistratura, daltronde), e con il fatto che saremmo antidemocratici.

Ok, biografia finita. Facciamo i compiti adesso. Parliamo di una diciottenne d’oltreoceano, sconosciuta ma di tiratura sociale alta, che vuole diventare una cantante. E che può diventarlo, senza problemi. Di per se, in USA non esiste un contesto storico, se non qualche misero screzio tra stati. Pertanto, il peso storico degli eventi è diverso. Come per noi non è importante la battaglia di Alamo, per esempio. Ed è in parte giusto che sia cosi. La cosa grave sta nel fatto che non si attribuisce la giusta importanza agli avvenimenti ed alle cose accadute in passato, senza per altro considerare minimamente il contesto storico di un altro paese. E’ facile dire che l’Italia sia politicizzata, quando invece l’Italia ha una lunga storia di lotta al nazismo.

Premesso questo, possiamo parlare della svastica. Probabilmente questo simbolo non è un problema per chi non conosce la storia. Molti furbetti spesso parlano di ruota del sole (che tra l’altro “gira” al contrario), ma la svastica ormai, come la croce celtica, è un simbolo politicizzato. Indica una precisa e specifica appartenenza politica, nient’altro. E sopratutto, è stata utilizzata per anni come simbolo dell’oppressione nazista. Così come la falce ed il martello sono stati il simbolo dell’oppressione sovietica nei paesi dell’est Europa. Pretendere che questi simboli non richiamino questi avvenimenti, sarebbe come pretendere che un crocifisso non richiami al Cristianesimo. E’ una scusa bella e buona.

Altrettando misere le risposte dei due giovanotti, a seguito delle interviste. “Noi non facciamo propaganda politica, la questione è stata ingigantita“, dicono. Ma poi rincarano: “Non ostentiamo simboli politici in pubblico. Se andiamo privatamente a Predappio, ovviamente il discorso cambia“. Perché il concerto, sponsorizzato dalla regione, ovviamente, non è “in pubblico”.

Tiriamo ora, seriamente, una conclusione. Questo distaccamento culturale, con il passare del tempo, porta ad esempi come questi. Diciottenni figlidi papà che si permettono di essere alternativi finché possono. E si, perché di skin88 convinti ne ho conosciuti parecchi sebbene il mio concetto politico sia tutt’altro, e spesso questi non erano figli del benessere, ma figli imbastarditi dei quartieri poveri e popolari, di famiglie chiuse e possessive. Gente che, realmente, voleva e doveva sfogare la propria rabbia sugli altri. Concetti culturali opposti. Parliamo di persone che non ci pensavano due volte a fare del male a qualcuno, e fanculo le minacce di morte, in strada con pancia in dentro, petto in fuori e testa alta.

In quel caso, il cameratismo è di matrice violenta. Nel caso della signorina, è un cameratismo allegorico. Il berretto fa figo, il look da punk fa proprio adolescente ribelle, i tatuaggi che richiamano alle gang, e l’abbigliamento è quello smaliziato delle cantanti moderne, che devono mettersi in mostra. Esatto, mettersi in mostra. Niente di più, niente di meno. Questo si capisce molto, sopratutto dalla pagina Wiki, e poi dal profilo su Face. Fateci un salto.

Non me ne vogliano i signori dal Monte, ma credo che sia opportuno fare un mea culpa di tanto in tanto. Svastiche o meno, cercare scuse vuol dire avere la coda di paglia. Cercare di far passare la svastica come simbolo non politicizzato poi, perché una diciottenne non ci vede un problema, bèh, questa credo sia la cosa più antidemocratica di tutte. Ma già, i neonazi guardano la democrazia? No. La guardano solo quando si ledono i loro diritti, non quando loro ledono quelli degli altri.

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