Il Gladio visto da Piazzale Stadio (via ballverliebt.eu)

Con l’imminente riqualificazione della zona dell’Ezio Scida, si rende necessario un ulteriore intervento, annunciato e voluto da anni ma che solo ora ha realmente la necessità di realizzarsi: il Gladio và rimosso da Parco Pignera. Magari non distrutto (anche se non saprei proprio che farne), ma semplicemente rimosso dal colle più alto del centro cittadino.

Il motivo è semplice: l’immagine di Crotone deve cambiare. Non deve più essere una piccola città provinciale, arroccata tra l’indifferenza storica e la prepotenza politica di turno. Che biglietto da visita sarà quel “monumento”? Se davvero ci sarà del turismo, cosa dovremo spiegare alla vista dello spadino?

E che non si dica “i morti giusti per una causa sbagliata“. Ricorda solo un grosso errore, e l’ostinato tentativo di instaurare un regime, una dittatura. Voler difendere il Gladio, oggi, vuol dire avere bisogno di un ripasso di storia. Vuol dire essere alla pari con quegli ultras dal facile saluto romano, o con quei tifosi del Lanciano che hanno formato una svastica con le auto.

Ma in fondo, ai Crotonesi, poco importa del Gladio e dell’appartenenza politica. Ci sono piccoli gruppi, ma nulla di più. Ai Crotonesi importa il gioco, il calcio, ed ora la Serie A. E devono sapere e comprendere che rimpiazzare quel Gladio con qualcos’altro (magari con una fiaccola olimpica o, meglio ancora, con un tripode, come ha proposto Giancarlo Sitra) o semplicemente rimuoverlo, non potrà far altro che dare un’aspetto migliore alla città.

Pensatela dal punto di vista di un turista vero: durante un’ipotetica visita, è meglio trovarsi di fronte il Gladio, simbolo fascista, o un tripode delfico, simbolo della nostra antica storia? E’ semplice, o no?

Ma pensatela principalmente dal punto di vista cittadino, di chi ci vive e di chi vuole bene alla propria città: ha senso, questo “monumento”? Vogliamo davvero ricordare l’osceno epilogo fascista, o vogliamo ricordare la nostra storia, che non è una storia politica, ma una storia di uomini e donne che fecero grande la nostra città?

Qualche info sul Gladio, per chi se la fosse persa (o per chi ha difficoltà a reperirle).

Dal 5 Ottobre del 2002, il Gladio sovrasta ufficialmente la cima di Parco Pignera. E’ visibile un po’ da tutte le zone centrali di Crotone, ma non solo. Largo oltre 2 ed alto oltre 10 metri, il monumento venne dedicato (come recita l’incisione sulla base, oggi difficilmente visibile):

Ai ragazzi della resistenza e della repubblica sociale italiana caduti per la patria. La città di Pitagora, culla di antica civiltà, si inchina con cristiana pietà.

Fortemente voluto da Pasquale Senatore, è l’ennesimo fardello dell’unica amministrazione di destra nella storia della città. Una forzatura, in quella città nota come la Stalingrado del Sud. Uno sgarro alle storiche forze politiche, finalmente all’opposizione, che nulla hanno fatto per impedire l’erezione dell’opera. Un opera ad personam, potremmo dire.

Di quanto sia costata l’opera non ci è dato sapere con certezza, ma ci si ricorda che fù leggermente contestata per via dei fondi sottratti all’edilizia popolare. La realizzazione venne inizialmente chiesta a Gaspare da Brescia, che si rifiutò facendo ricadere i lavori ad un’azienda di Lodi. La realizzazione durò circa un anno.

Nel 2007 venne proposto il primo bando comunale per la riqualificazione dell’”Area Gladio“, e il comune si impegnava a premiare le tre proposte migliori. Tuttavia, da allora non si è fatto nulla, a parte le diverse riqualificazioni di Parco Pignera.

In occasione della Giornata della Memoria del 2010 partì la prima campagna per chiedere la rimozione del monumento dalla collina. Ebbe molta risonanza, ma poco seguito. Da allora partirono più studi e ricerche sulla stira antifascista della città, contribuendo alla storia delle persone comuni che combatterono contro il regime, e non hanno, ancora oggi, una giusta memoria.

Solo nel 2016, con la prossima fondazione del circolo ANPI, si è tornati a discutere dell’effettiva necessità di mantenere l’opera, per sostituirla magari con qualcos’altro. Sono state proposte una fiaccola olimpica, a simbolo dello sport, ed un tripode, antico simbolo della città di Crotone. Nulla di concreto, ma la linea sembra essere ben definita, e destinata a far sparire quel “monumento alla guerra”.

Dopo ben 14 anni, è il momento di rinfoderare il Gladio, che tanto poco potrà fare contro il passare del tempo, che lo condannerà, inesorabilmente, ad essere un rudere cadente, eroso dagli anni se non dagli uomini.

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