L’euforia per la salvezza del Crotone non è scemata dopo la notte di festeggiamenti, e sul volto di tutti sembra essersi stampato un sorriso. Se ne parla ovunque, e tutti i problemi e le polemiche sembrano oramai lontane: la squadra si è salvata, la città si è salvata, tutto andrà per il meglio.

Tra i tanti discorsi, ci sono anche le classiche frecciatine, del tipo “dopo la squadra, adesso bisogna far salire la città in serie A“, ed anche i soliti lamentusi che ci ricordano che “solo per il calcio si riuniscono le persone, mentre per le cose importanti…“. Ad essere onesto, io stesso avevo scritto una piccola paternale appena ieri, auspicando che nonostante tutto questa vittoria fosse da esempio a tutta la popolazione.

A tal proposito, mi trovavo a parlare con un mio amico ultrà, assiduo frequentatore della curva sud. Lui stesso aveva letto più volte su Facebook numerosi post che invitavano a prestare più attenzione ed interesse alla città piuttosto che alla squadra, e ne è rimasto parecchio infastidito. E dopo qualche chiacchiera:

No compà, questi parlano ad occhio. Questi che scrivono ‘ste cose no, che si mettono a fare gli eroi, gli spérti che pensano alla città, che fanno questo o quello, e che ti fanno pesare il fatto che festeggi facendolo passare per indifferenza, non sono nessuno. Non sono eroi, questi sono falsi eroi, che parlano e basta. Dovrebbero essere felici e basta, perché per le cose belle si deve essere solo felici.

Ha ragione. Nel senso che non ha tutti i torti. Io stesso certe volte sono perfettamente conscio di essere pedulante e ripetitivo, ma certi discorsi me lo ricordano. E mi ricordano che, tante volte, piuttosto che fare parole, bisogna solo godersi i bei momenti.

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