Ormai è chiaro un po’ a tutti che per avere “seguito” politico bisogna di tutto fuorché di politica. Qualunque sia il vostro ideale, oggi per fare breccia dovete fare un po’ di tutto. Altrimenti finirete per coinvolgere solo qualche impallinato e poco più.

Sia a livello nazionale che a livello locale, la politica è ormai un magma informe di concetti e contenuti, che finiscono inevitabilmente per deviare il discorso su altri temi. Non è una novità: per anni gli ambienti culturali sono stati usati – compiacevolmente – dalla politica per giustificare le partecipazioni agli eventi. Si pensi anche ai più recenti cineforum o robe simili.

Nell’ultimo periodo, possiamo dire grossomodo nell’ultimo trentennio, la politica ha cambiato prospettiva, e da tempo cerca di assecondare le richieste popolari coniugandole con le ne cessità politiche. Sotto questo aspetto, che oggi ti aspetti da praticamente tutti i partiti mainstream – tipo “vieni a discutere che c’è lo stand con birre e panini” – si fa ormai difficile distinguere da un evento politico ed un evento sponsorizzato dalla politica. Che sono due cose completamente differenti. Ma vabbè.

Oggi, con un leggero stupore, apro il Manifesto e trovo questo: una pubblicità ad un evento organizzato da Rifondazione Comunista, dove potrete allegramente andare a parlare di politica, ma anche di ballo o cucina. Che differenza fa? Mal che vada potete parlare di musica, peccato non ci sia un corso di ricamo o altro.

Scherzi a parte: succede che ora i partiti minori tentino di coinvolgere la popolazione con alternative al dibattito politico. Vai a far ascoltare ad un ragazzo un pippone su capitalismo, plusvalore e globalizzazione. Ma quella è la base: senza quella, non ci sarà evento che tenga.

Si cerca, in altre parole, di “mettersi a posto”, di riparare ad un errore che i partiti di un tempo hanno compiuto senza neppure rendersene conto: il distacco. L’alienazione dalle masse. Che oggi cercano di riallacciare come fa la destra – vedasi la Lega – in modo però troppo maldestro. Come in questo caso.

Ora, questo è solo un caso, l’ultimo per quello che mi riguarda, dato che da anni osservo con disagio quelle specie di kermesse travestite da incontri informali, dove un po’ tutti fanno finta di andare d’accordo nel tentativo – squisitamente elettorale – di ottenere qualcosa. Oggi però il coinvolgimento si fa online. Queste cose andavano fatte per tempo, e laddove sono state fatte non si sono rivelate sufficienti.

Aldilà dell’aspetto politico, non si può far altro che auspicarsi una bella serata. A questo punto, l’importante è che almeno si divertano.

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