Per la prima volta, un aggiornamento così corposo di Windows è filato liscio cone l’olio. Nessun problema, nessuna necessità di roll-back, nessun dato perso o mancante. Semplicemente perfetto. Parola di chi ha usato ininterrottamente Debian fino al recente passaggio a Windows 10.

Probabilmente questa “semplicità” nell’aggiornamento è dovuta anche al fatto che, sempre per la prima volta nella mia vita, ho il piacere di usare una piccola workstation domestica dopo anni passati a recuperare vecchi pc e rumorosi portatili. Insomma, disporre di roba nuova ti semplifica evidentemente le cose.

Tuttavia, va dato atto che il passaggio da Windows 10 a Windows 11 è stato indolore: esperienza che non avevo mai vissuto prima d’oggi, nè con gli upgrade di Windows Xp o Windows 7, nè con i ben peggiori aggiornamenti da Windows 8 ed 8.1. Al tempo, erano più i danni che i benefici.

Ed è stato con questo timore che ho premuto il pulsate “aggiorna”, questa mattina. Dopo aver letto diverse rassicurazioni online, avevo ancora il dubbio di ritrovarmi senza più file o con driver incompatibili. Ma non è successo nulla di tutto questo.

L’aggiornamento è durato meno di un’ora, e dopo gli update secondari il computer non presenta alcun rallentamento o problema, nonostante il chipset Amd. Ed ancora mi sembra tutto molto strano, dato che in passato ho avuto a che fare con problemi di aggiornamento risoltisi solo con la formattazione e l’installazione ex-novo.

Va detto che, da questo punto di vista, Microsoft ha fatto passi da gigante. Con molta calma, vista la notoria semplicità di upgrade dei sistemi Gnu/Linux, ma li ha fatti. Dubito che incorrerò in problemi di utilizzo in futuro, ma lascio comunque aperta questa possibilità.

Resta ora di ambientarsi in questa nuova interfaccia, che insegue un po’ i vecchi MacOs ed i nuovi ChromeOs, distaccandosi completamente dalla storica barra di Windows. Sono così vecchio da aver visto nascere, crescere e morire il pulsante Start. Ed un po’ quasi mi dispiace.

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