Nel dibattito sulla candidatura del sindaco Voce alle elezioni provinciali c’è ancora molto casino. E questa volta ad essere incredibilmente inconsistenti non sono tanto le accuse mosse dall’opposizione, ma le capriole fatte dalla maggioranza.

Perché diciamocelo molto chiaramente: Voce sarebbe stato contestato a prescindere, indipendentemente dallo schieramento politico scelto. E non per cattiveria o per sminuirlo. Si tratta di una scelta percepita come inopportuna, di cui ho già avuto modo di parlare.

Quello che però è ancor più inopportuno, è il tentativo di una parte della maggioranza di dipingere il tutto come qualcosa che non è. In pochi giorni, fatti (come previsto) da roboanti comunicati di sfiducia e più pacati post di assenso, ecco che si sta cercando di ricomporre le righe e trovare una sorta di “scusa” istituzionale per giustificare la tanto odiata alleanza.

Ed ecco che non si può definire un’alleanza, ma si parla di “accordo”, che tra l’altro poteva essere trovato anche con il centro-destra: un concetto molto grillino (per non dire opportunistico) forse ben peggiore dell’accordo stesso, ma tant’è. Il livello è questo.

A qualcuno non è sfuggita l’arrampicata sugli specchi: dire che non c’è un apparentamento di liste non equivale a dire che non c’è un sostegno già stabilito, o un percorso già tracciato. Si tratta di una scusa bella e buona, come a dire: “Vedete, mica c’è il simbolo del Pd!“. Il simbolo non c’è, ma la base dietro si. Altrimenti, lo stesso Pd non si sarebbe prodigato a farci un comunicato (cosa che non fa mai).

Ma l’apoteosi dell’elucubrazione e dei voli pindarici è stata raggiunta oggi con un comunicato, dove si afferma che il sostegno a Voce ci sarà se questo si presenterà alle elezioni provinciali da indipendente. Un gioco di parole fatto per i fessi, dato che com’è ovvio il primo cittadino non si presenterà con il simbolo di un partito… e dunque sarà in ogni caso un “indipendente”.

È grave che ci sia una parte di politica che continua a parlare per farci fessi. E che lo faccia così platealmente, con disinvoltura e col sorriso sulle labbra, rende la cosa intollerabile. Ma tant’è: ognuno cerca di mettere le mani avanti. Sorvoliamo sulle inutili domande poste da un consigliere comunale, messe li tanto per far brodo e contribuire ad un comunicato sconnesso ed incomprensibile. E poniamoci un solo quesito: avete mai assistito ad un’elezione provinciale dove un sindaco non prende i voti della sua stessa maggioranza?

Ecco. Il tentativo di indorare la pillola, di addolcire la medicina, o di turarsi il naso, è fine alla politica stessa. È proprio chi ha sostenuto il primo cittadino in campagna elettorale (o chi è salito sul carro del vincitore a giochi fatti) che ora sta cercando un modo per rimanerci, su quel carro. Altrimenti, se ci fosse stata della vera indignazione, avremmo assistito a qualche dimissione.

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