Quest’anno, arrivato a trenta, sono automaticamente aumentate anche le medicine che mi ritrovo ad assumere ogni giorno. Adesso sono tre, in linea con gli anni: una tendenza che almeno mi fa sperare in un prossimo aumento solo alla soglia dei quaranta. Meglio non pensarci, per ora.

Annoto però l’avverarsi di una delle tante saggezze popolari, riferita proprio alla salute: dai trenta in poi è tutta in discesa. E forse queste pillole servono anche a ricordarmi che non ho più la resistenza di un tempo, fungendo così da promemoria ogni mattina.

Di fronte a questo scenario, non posso che pensare a tutto ciò che non ho fatto – per vari motivi, non sempre collegati alla mera pigrizia – e che ora non posso neanche più fare. Al tempo della prescrizione sine die dell’anticoagulante, mi resi conto di non poter fare più immersioni subacquee. Non le avevo mai fatte. E non le farò mai.

Ecco che così il regalo della salute inizia a diventare quello più importante, in prospettiva e nell’immediato. Vale di più di ogni oggetto ricevuto e scartato a natale, perché è un po’ come il tempo: una volta andato, non torna più. Ed è vero, dannatamente vero, che te ne rendi conto sempre e solo quando ormai è troppo tardi.

Ma su con la vita: c’è ancora tanto da fare e vedere, nonostante tutto.

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