Adesso scriverò una cattiveria, ma la questione sugli insulti alla Segre sta un po’ sfuggendo di mano. Da entrambe le parti. Perchè se è vero che le accuse che le vengono mosse sono spesso e volentieri ridicole, d’altra parte è altrettanto ridicolo pensare che si parli di una figura incontestabile.
Le recenti posizioni della senatrice, come il rifiuto di definire genocidio quanto sta avvenendo a Gaza e la più generica difesa dell’operato di Israele, stridono con la realtà e con la storia. E strideranno ancor di più in futuro, assieme a quelle di migliaia di altri politici e commentatori, che già oggi evitano di commentare i piani di deportazione (si chiamano proprio così) definiti da Israele e Stati Uniti per “svuotare” la striscia. E dove non si svuota, si bombarda.
Chiunque difenda o ridimensioni quanto sta avvenendo in medio-oriente viene puntualmente preso di mira, ed è frutto di critiche ed attacchi, anche personali. Eppure, sulla questione sono solo gli avvocati della senatrice a presentare esposti su esposti, denunce su denunce. Ieri ne sono stati presentati altri 86, a carico di altrettanti soggetti che avrebbero criticato o insultato la senatrice online.
Chissà cosa dovrebbero fare tutti gli altri senatori, o parlamentari. Dovrebbero avere un avvocato dedicato agli insulti online, essendo praticamente quotidiani. Ma in questo caso è diverso, perchè si agita sempre lo spauracchio dell’antisemitismo, imposto con violenza inaudita come forma d’accusa ad ogni minima critica. Un annullamento unilaterale del dibattito.
È chiaro che tutte queste imputazioni coatte finiranno come il caso di chef Rubio, che è stato archiviato. D’altra parte, il post con il quale “criticava” la senatrice è ancora reperibile online, ed è stato definito una manifestazione argomentata del pensiero. Perchè parlare dunque di diffamazione, aggravata persino da odio razziale?
Questo lo dovremmo chiedere alla stessa senatrice (o ai suoi avvocati), vittima, sicuramente, di una campagna d’odio personale spesso dai toni impropi. Ma pur sempre nata e cresciuta in base alle sue dichiarazioni, che, in qualità di personaggio pubblico, la rendono un bersaglio dell’opinione pubblica. Nel bene e nel male.
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