Che dire?

George Herbert, famoso oratore inglese del XVI secolo, pare fosse noto per un’affermazione decisamente attuale: “Mostrami un bugiardo e ti mostrerò un ladro“. L’essere umano è storicamente “bugiardo”, e non stupisce che addirittura tra i dieci comandamenti biblici ce ne sia uno che inviti a non dire falsa testimonianza. Indicazione, purtroppo, quotidianamente disattesa.

A Crotone i bugiardi sono tanti. Tantissimi. Sotto altrettanti aspetti. Ed ogni qual volta si ripresenta una criticità locale – come la recente riduzione idrica imposta dalla Sorical – nessuno si sforza di fare un esame di coscienza. Nessuno. Alcuni giornali locali aizzano il popolino parlando di “complotti”, facendo dei voli pindarici tali da far impallidire la più vissuta delle comare. Altri, invece, dall’alto della loro superiorità, tuonano improbabili slogan come “ma l’acqua non era pubblica!?“, “decisione contro il volere del popolo“, e tante altre cose che nulla centrano con il caso in questione.

Ricordiamolo, ancora un volta: l’acqua è un bene pubblico. Ma “bene pubblico” non vuol dire “gratis”. I servizi si pagano. Ed in Italia abbiamo una delle tariffe più basse d’Europa (e del mondo), con un costo decisamente più basso nel meridione. Non ci sono scuse, per non pagare una bolletta semestrale di qualche decina d’euro.

Eppure, la Soakro prima e la Congesi ora sono perennemente in debito. La prima aveva superato i 30 milioni (arrivando al fallimento), la seconda ha da poco superato i 6 milioni: ci indebitiamo al ritmo di circa tre milioni all’anno. O, per dirla in un altro modo, utilizziamo l’equivalente di tre milioni di euro di acqua potabile senza pagare, ogni anno.

Dopo i soliti articoletti più adatti ad un tabloid, e le note rimostranze di qualche omuncolo politico che ricorderà sempre di come la Sorical gonfiasse le tariffe dell’acqua (cosa che è successa davvero, e che é stata risolta), finalmente viene messo nero su bianco un segreto di pulcinella. Il Crotonese ha infatti pubblicato, nell’edizione odierna, dei dati interessanti e allarmanti allo stesso tempo, sulla morosità e l’abusivismo idrico.

Complessivamente, Congesi gestisce la rete idrica di 11 comuni della provincia crotonese, per un bacino di circa 110.000 utenze. Di queste, il 50% è moroso, il 30% è abusivo ed il 20% paga regolarmente. Questo vuol dire che oltre 50.000 utente (si, cinquantamila) non sono in regola con i pagamenti dell’acqua, mentre addirittura tra le 30.000 e le 35.000 si riforniscono “a scrocco”. Appena tra le 20.000 e le 25.000 utenze risulterebbero in regola.

È un dato che non ha bisogno di molti commenti, o di molte elucubrazioni: nel crotonese l’acqua o si paga a singhiozzo o non si paga proprio. Alcuni comuni raggiungono picchi dell’80% di morosità (a Crotone città circa il 33% delle utente risulta moroso), mentre il numero degli allacci abusivi – e dunque degli evasori totali, sconosciuti anche all’anagrafe delle acque potabili – è inestimabile con precisione.

Altro dato interessante è il costo del tutto. La Congesi ci costa, tra fornitura dell’acqua e stipendi, 7.5 milioni di euro all’anno. Ma dalle bollette arrivano incassi per circa 4 milioni di euro, poco più della metà: una cifra insufficiente per “far andare avanti la baracca”, che comporta un progressivo aumento del debito nei confronti della Sorical. Indebitamento che si concretizza nelle continue “richieste intimidatorie” che lasciano senz’acqua, di volta in volta, buona parte della popolazione.

Che fare? Ovviamente, adoperarsi per far andare tutto bene. Per far funzionare meglio questa città. Scagliarsi contro quelli col vizietto di non pagare l’acqua. Ma non succede niente di tutto ciò: il crotonese medio, tronfio d’arroganza, se la prende “con i politici”, con “i dirigenti”, con “quelli che si rubano gli stipendi e fanno andare tutto male”, con “le multinazionali” e “le grandi aziende che vogliono vederci morire”. Non rivolgerà mai la sua altezzosa ira contro tutti quei miserabili che, risparmiati i vent’euro di bolletta, andranno a comprarsi qualche gratta e vinci. Non è compito suo, ci dirà: ci devono pensare “le istituzioni”. Un alibi di ferro.

È questo il senso comune del “bene pubblico”, a Crotone. Il “povero” cittadino non paga, perché dice di non potere, e fa bene: perché dovrebbe pagare per un servizio pessimo? Un’ottima scusa per tutti quei bugiardi cronici, convinti oramai della giustezza della loro causa. Causa avallata da pessimi pensatori, scarsi politicanti e misere figure che, in cerca di notorietà popolare, sarebbero disposte a far campagne per l’anticristo.

Quel che servirebbe, invece, è una degna presa di coscienza. Non ci sono complotti: l’acqua manca perché non la paghiamo. L’acqua manca per colpa nostra. L’acqua manca perché pretendiamo di ricevere gratis un servizio che va pagato. L’acqua manca perché il “vox populi”, quello delle continue class action e delle passerelle mediatiche, è più propenso ad avallare i comportamenti sbagliati di buona parte della popolazione.

È autoindulgente. È bugiardo. È ladro.

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