Oggi i ragazzi di tutto il mondo manifestano, ancora, a difesa dell’ambiente. Il loro messaggio di sensibilizzazione, spesso frainteso ed appositamente strumentalizzato – c’è sempre un Giancarlo Cerrelli che sente il bisogno di mettersi in ridicolo – è lo stesso di cinquant’anni fa: quante persone, nel corso della storia recente, hanno manifestato per il clima? Per la tutela della flora e della fauna, per l’ambiente, contro l’inquinamento? E quanti di loro l’hanno fatto, seppur in buona fede e mossi da ottime intenzioni, su basi prettamente antiscientifiche ed errate?

È un dibattito lungo ed intricato, quello sull’ambientalismo, che oggi si vede manifestare con estremi da tutte le parti. Il minimo comune denominatore, però, resta sempre l’indifferenza di fondo. Il tema ambientale è sempre stato preso alla leggera, sottogamba, perché in fondo ci teniamo un po’ tutti a fasi alterne: continuiamo a credere ai ridicoli decaloghi pressochè inutili, senza considerare l’enorme impatto ambientale del sistema produttivo globale.

Oggi, utilizzando le nuove buste da imballaggio di un noto corriere espresso, non ho potuto fare a meno di leggere – con piacere, sinceramente – quanto scritto: “Ho vissuto un’altra vita prima di incontrarti. GLS mi ha scelta perché sono fatta di plastica riciclata e sono al 100% riciclabile!“. Fantastico! Chi lavora in un magazzino conosce bene gli enormi consumi di plastica, tra buste, pellicole, imballaggi e così via: la sensibilizzazione del mondo lavorativo e industriale è prioritaria, perché é li che si gioca la partita decisiva.

In questo caso, GLS (e non me ne vogliano gli altri vettori che hanno dato il via alla stessa iniziativa, che non nomino solo perché non conosco) ha fatto il suo. Uno sforzo non da poco, che impegna un’azienda che lavora a livello internazionale: un aiuto concreto all’ambiente, che invoglia, concretamente, a non interrompere la catena del riciclo.

Il riciclo, dunque, è fondamentale. Ma non basta. Perché per ogni busta riciclata, ne esistono a centinaia di appena prodotte. O addirittura a migliaia. Il problema di fondo, dunque, è la produzione. Ed in un sistema capitalistico, dove anche il cibo viene prodotto in quantità ben superiori a quele consumabili/acquistabili, perché tanto conviene produrlo anche a costro di buttarlo… beh, in un tale sistema non ci sarà mai un vero e proprio “aiuto” all’ambiente.

La sensibilizzazione, anche dei più giovani, deve passare dalla consapevolezza. Chi prende in giro i ragazzi, affermando che “protestano per l’ambiente ma allo stesso tempo inquinano”, è un utile idiota che non fa altro che perpetrare il muro di disinteresse alzato fino ad oggi. Non è un gioco a chi è più puro, né a chi consuma meno plastica. Ma si sa: le querelle e i battibecchi hanno sempre la meglio, sull’opinione pubblica.

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