Le immagini di queste ore, con la ripresa degli scontri tra la popolazione serba e le forze dell’ordine, non dovrebbero stupirci. La tensione tra Cossovo e Serbia non si è mai allentata, al punto che proprio sul finire di aprile i diplomatici serbi hanno ribadito di non aver alcuna intenzione di riconoscere l’indipendenza di quella che considerano una propria regione.

La strategia di Belgrado in fondo è abbastanza chiara: sfruttare il mancato riconoscimento del paese per tenere alta la tensione. Questa volta il casus belli sono state le elezioni amministrative. Qualche mese fa invece a far scattare gli scontri erano state le targhe automobilistiche ed i documenti.

Indipendentemente dalla scintilla, è chiaro che il Cossovo non può pensare di essere un paese come gli altri: sopratutto se al suo interno vi sono minoranze (molto rumorose, poco collaborative e particolarmente aggressive) in grado di far arrivare l’esercito serbo sul confine e di mobilitare non solo le forze di polizia nazionali ma anche le missioni internazionali della Nato. È evidente che si cerca lo scontro.

A sorprendere, però, in queste ore, è la posizione degli Stati Uniti, grandi supporter della prima ora del paese balcanico e tra i principali promotori della sua indipendenza. Perché a seguito degli scontri, il governo americano non ha preso le difese del governo di Pristina, ed anzi ha avviato una serie di “ritorsioni” proprio contro il suo alleato.

Anche in questo caso non dovremmo stupirci più di tanto: qualche mese fa era stato proprio il governo americano a fare pressioni per la creazione di una serie di municipalità serbe, una sorta di concessione che però il governo locale non ha accolto di buon grado.

Sul piano internazionale, con Mosca che supporta le proteste di Belgrado, pare sia in corso una “perequazione territoriale” strettamente connessa ai fatti ucraini. Ma parliamo di mere illazioni.

Quel che appare certo, è che il governo del Cossovo deve stare molto attento non solo al suo nemico storico, ma ancor di più al suo alleato americano: le pugnalate alle spalle sono quelle che bruciano di più.

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