C’è qualcosa di grottesco nel come continuiamo a promuovere una cultura sbagliata del nostro passato, rifacendoci a slogan farlocchi senza alcuna base. L’ultimo esempio ci viene fornito da un cartellone affisso presso il Park & Ride, con l’evidente intento di attrarre (o ingannare) i numerosi turisti in visita alla città tramite le navi da crociera.

Diciamo che c’è poco da commentare. Si legge: “Try the ancient magna grecia cheese” e subito sotto troviamo una forma di pecorino crotonese. Che per carità, il sottoscritto ne esce pazzo, e ne riconosce a pieno il riconoscimento DOP che è sinonimo di storia e tradizione locale. Il punto è che parliamo di una storia che non inizia nella Magna Græcia.

Daltronde, è lo stesso produttore/rivenditore ad intorbidire le acque. Se sul cartellone esposto in strada fa riferimento al periodo magnogreco, e sul suo sito invece parla di un formaggio “antecedente al medioevo“. E – semplificando moltissimo – tra la colonizzazione ellenica ed il medioevo c’è un grande periodo storico caratterizzato dall’impero romano.

A Crotone abbiamo colpevolmente omesso la storia romana della nostra città. Uno dei più importanti lasciti di quel periodo è rappresentato proprio dal formaggio pecorino, che l’impero contribuì a diffondere in lungo ed in largo al punto che tali formaggi sono “caratteristici” di quasi tutto il Mediterraneo.

Non c’è da stupirsi, dunque, se proprio i nostri cugini greci parlano dei loro pecorini (come il kefalotiri ed il graviera: perché non esiste solo la feta) di formaggi diffusi in periodo bizantino. Perché anche se pare fù Aristeo a “scoprire” il formaggio, al tempo mangiavano qualcosa di più simile al cazu de cabrittu che non al pecorino.

Piccola nota: se c’è qualcosa in comune, con i pecorini ancora oggi prodotti in Grecia, è il fatto che – almeno nel crotonese – si continua ad utilizzare una piccola percentuale di latte caprino o vaccino, e dunque non è al 100% latte di pecora: fateci caso, quando leggete le etichette dei prodotti che comprate.

È anche vero, tuttavia, che proprio nell’Odissea è contenuto il più antico riferimento alla produzione di formaggio scritto, in quanto pare che Polifemo fosse un buon casaro. Ma è anche vero che formaggi molli e persino stagionati sono prodotti dall’uomo sin dalla notte dei tempi, essendovi riferimenti alla produzione già tra i Sumeri.

Ciò però non ci dovrebbe autorizzare ad ipotizzare collegamenti inesistenti e forzati, spesso frutto di logiche più commerciali che culturali, che altro non fanno che nuocere alla nostra immagine ed alla nostra storia. Quella che vorremmo tutelare, scrivendo però ciò che ci pare e piace.

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