Chi vive in Calabria sa bene che in questo periodo in tanti si riscoprono (o si inventano) fungaioli, dedicando almeno una giornata alla ricerca di funghi millantando percorsi “speciali” o “segreti”. Fa parte del nostro folklore, dove anche la gente di mare si vanta di sapere dove andare a funghi.

Per quanti siano davvero appassionati di micologia nè esistono altrettanti (se non il doppio) che di funghi non ne capisce niente, e che prendono la palla al balzo per farsi un giro in montagna e passare una giornata diversa. Fin qui tutto bene, niente di male, anzi! I problemi iniziano però quanto riscontri dei comportamenti errati, a danno dell’ecosistema e della natura.

È di ieri infatti la notizia che i Carabinieri Forestali hanno sanzionato numerosi cercatori di funghi in Sila, ed aumenteranno i controlli in vista del periodo di maggiore afflusso previsto per queste settimane. Tra le sanzioni più comuni, quella per la mancanza del tesserino.

Qui voglio aprire una parentesi, avendolo anche io il tesserino per la raccolta funghi amatoriale: costa appena 13€ e vale un anno solare. Davvero c’è chi pensa che valga la pena accollarsi una multa? Ma a parte questo, leggiamo di impiego di strumenti non idonei, come “buste di plastica, secchi e in alcuni casi anche dei rastrelli“. E qui dobbiamo distinguere la casistica di idiozia.

Il fungo appena raccolto va pulito e riposto in contenitori che non ne favoriscano la compressione: ciò serve per evitare eventuali spargimenti di spore, che in una busta di plastica o in un secchio si accumulano, mentre nei classici cesti in vimini si disperdono. Va da se che se raccogliete un fungo tossico o velenoso scambiandolo per un altro, così rischiate di contaminare il resto del raccolto.

L’uso del rastrello invece è una cosa che potremmo paragonare alla pesca a strascico: serve a velocizzare le operazioni, ma tira via tutto ciò che trova, e spesso danneggia irrimediabilmente il fungo. Per permettere che questo ricresca, non va mai strappato da terra, ma tagliato alla base. Una cosa che insegnano sin da piccoli.

E ribadisco in fine di approfittare delle pubblicazioni delle nostre ASP e di sfruttare i loro micologi che, gratuitamente, verificano la presenza di funghi velenosi. Fare le cose per bene non tutela solo noi (il nostro portafoglio, la nostra salute), ma anche l’ambiente, anche se i tanti fungaioli corsari che scorrazzano per la Sila pare se ne siano dimenticati.

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